Programma provvisorio
I Quaderni ZooBioDi
N. 3/2010
Herbal Remedies in Animal Farming
Rimedi Vegetali in Zootecnia
Giovedì 9 Settembre 2010
XXII SALONE INTERNAZIONALE DEL NATURALE
9-12 settembre 2010
Il Quaderno ZooBioDi N.3/2010 raccoglie i lavori presentati al convegno "Herbal
Remedies in Animal Farming - Rimedi Vegetali in Zootecnia" nell'ambito del XXII
Salone Internazionale del Naturale che si è tenuta a Bologna il 9 settembre 2010, presso
il Quartiere Fieristico Bologna, Sala Opera.
COMITATO SCIENTIFICO
Mauro Serafini, Università degli studi di Roma, Sapienza
Agostino Macrì, Istituto Superiore di Sanità
Roberto Balducchi, ENEA BAS-BIOTEC C.R. La Trisaia
Renzo Nazareno Brizioli, Istituto Zooprofilattico Sperimentale Lazio e Toscana
Paolo Ranalli, Consiglio per la Ricerca e la sperimentazione in Agricoltura
COMITATO ORGANIZZATORE
Paola del Serrone, Consiglio per la Ricerca e la sperimentazione in Agricoltura CRA
Marcello Nicoletti, Società Italiana di Fitochimica S.I.F.
Marinella Trovato, Società Italiana Scienze e Tecniche Erboristiche S.I.S.T.E.
Paolo Pignattelli, Associazione Italiana di Zootecnia Biologica e Biodinamica -
ZooBioDi
Giovanni Giacometti, Associazione Scientifica Internazionale di medicina tradizionale,
Complementare e Scienze Affini - OLOSMEDICA
SEGRETERIA ORGANIZZATIVA
S.I.S.T.E. - Via Filagro, 38 20143 Milano, Tel: 02-45487428 Fax: 02-4548790,
PROGETTO GRAFICO
Susanna Lolli, ZooBioDi.
FOTO
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Superiore di Sanità.
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Biodinamica
Pubblicazione fuori commercio
ISBN 978-88-903475-3-5
Associazione Italiana di Zootecnia Biologica e Biodinamica
L'Associazione Italiana di Zootecnia Biologica e Biodinamica è un'associazione
prettamente scientifica, apolitica, senza fini di lucro. E' nata a Milano nel 1999.
Gli Obiettivi dell'Associazione sono:
a) tutelare la promozione e la valorizzazione della zootecnia biologica e della zootecnia biodinamica in ogni campo della sua produzione; b) rappresentare il settore della zootecnia biologica e della zootecnia biodinamica nei confronti delle istituzioni, delle amministrazione delle organizzazioni economiche, politiche, sindacali e sociali, a livello locale, nazionale, comunitario ed internazionale; c) tutelare il consumatore e la professionalità dei produttori associati; d) stabilire rapporti con le autorità italiane e comunitarie preposte al settore sia della zootecnia che dell'agricoltura biologica e non, e di collaborare con Enti pubblici e privati, Scuole ed Università sui problemi della formazione e dell'insegnamento della zootecnia biologica e biodinamica e di materie affini per l'organizzazione, diretta o indiretta, di ricerche e studi, dibattiti e convegni su temi tecnico-scientifici, economici e sociali d'interesse nel settore; e) promuovere il coordinamento di iniziative sociali, legali, legislative ed associative per l'affermazione della zootecnia biologica e biodinamica, nonché per la tutela delle attività degli associati sul piano economico, giuridico-normativo, tecnico e sindacale.
I Quaderni ZooBioDi sono pubblicazioni curate dalla commissione scientifica dell'Associazione Italiana di Zootecnia Biologica e Biodinamica e costituiscono un'iniziativa editoriale finalizzata alla diffusione di materiale di ricerca e review, di specifico interesse per la zootecnia biologica. Tutti i volumi de I Quaderni ZooBioDi sono consultabili e scaricabili on line dal sito
CON IL PATROCINIO DI
Ministero per le Politiche Agricole, Alimentari e Forestali
Consiglio per la Ricerca e la sperimentazione in Agricoltura
Società Italiana di Fitochimica
Società Italiana Scienze e Tecnologie Erboristiche
Univ. degli studi di Bologna Alma Mater Studiorum Fac. Med. Vet.
Federazione Italiana Produttori Piante Officinali
Ass. italiana fra coltivatori, raccoglitori, trasformatori import-esportatori,
Grossisti e Rappresentanti di PMA e spezie
Unione Italiana Erboristi UNIERBE
Confesercenti
Federazione Erboristi Italiani FEI
Confcommercio Imprese per l'Italia
Associazione di Zootecnia Biologica e Biodinamica - ZooBioDi
Associazione Scientifica Internazionale di medicina Tradizionale, Complementare e Scienze Affini - OLOSMEDICA Comitato Permanente di Consenso e Coordinamento per le Medicine Non Convenzionali
IL CONTRIBUTO DI
XXII Salone Internazionale del Naturale
Indice degli autori………….…………………………………………….103
PREFAZIONE
Prof. Marcello Nicoletti
Università degli Studi di Roma, Sapienza
L'orizzonte di utilizzo dei prodotti naturali si è allargato progressivamente negli ultimi
anni. Un mercato in continua espansione che ha usufruito di una serie di fattori positivi,
compresi un sempre più deciso orientamento dell'opinione pubblica e la proposta di
numerose nuove forme di utilizzazione. Non ultime, se non altro per importanza, le
validanti cognizioni scientifiche, che si sono aggiunte a quelle tradizionali. L'impatto
maggiore è stato registrato nel settore alimentare e la sensazione è che si sia solo all'inizio
di un processo che rischia di esondare ulteriormente. I valori irrinunciabili dell'alimento, da
quello salutistico a quello preventivo, travalicano ormai quello classico nutrizionale ed
emergono con sempre maggiore evidenza, facendone un elemento determinante della
qualità della vita. La nuova realtà dell'alimento si contestualizza e, coniugandosi con la
tecnologia, origina un caleidoscopio di proposte, che si adattano facilmente e rapidamente
alle richieste di un mondo in movimento. Mano a mano che la forma si adatta alla neonata
richiesta, si corre il rischio di allontanarsi dalle necessità oggettive e dalla qualità della
materia prima, che entrambi dipendono dalle sostanze naturali, sia come composizione che
come trattamenti. Senza dimenticare i confronti e le sfide tipiche della globalizzazione.
Impiegare le sostanze naturali oggi significa quindi accettare una sfida, esplorare un mondo
in movimento, confrontarsi con una realtà dalle radici antiche ed un futuro in espansione e
proteiforme. Ci sono tuttavia alcuni forti elementi a favore. La congiuntura positiva
determinata dall'atteggiamento dell'opinione pubblica, basata su una fiducia spesso
irrazionale ma crescente verso il naturale, deve quindi affrontare e risolvere i percorsi di
una maturità necessaria ed incombente. La ricerca, la sperimentazione, lo studio sono
chiamate a svolgere il loro ruolo fondamentale. Il Convegno, giunto ormai alla sua quarta
edizione, nell'usuale ed ideale collocazione del SANA, fotografa esattamente questo
momento e le conseguenze che ci potrebbero essere nell'immediato futuro. Gli aspetti
principali vanno dagli integratori alimentari fino ai trattamenti sanitari per animali da
allevamento e non. Comincia a delinearsi un approccio alle sostanze naturali più qualificato
e coinvolgente settori prima in situazione di nicchia, che travalica il concetto di filiera e
determina tutti i fattori che interessano l'intero processo di produzione, distribuzione,
EVALUATION OF SOME PLANTS SPECIES
TRADITIONALLY USED TO TREAT MYASIS IN
SOUTHERN AFRICA FOR ANTIBACTERIAL AND
LARVAL GROWTH INHIBITION
J.N. Eloff, L. Mukadiwa, V. Naidoo
Phytomedicine Programme, Faculty of Veterinary Science, University of Pretoria, Private
Bag X04, Onderstepoort, South Africa
Myiasis, the growth of larvae of blowflies on wounds in animals is one of the most common
parasitic problems of livestock and is responsible for severe economic losses in developing
and developed countries. The control of myiasis depends largely on the use of antiparasitic
chemicals. These may be not freely available, expensive, and lead to pesticide accumulation
in the environment and potential development of insecticide resistance. The search for
alternatives becomes increasingly important. Published information of plant species used
traditionally to treat wound myiasis in South Africa and Zimbabwe was used to select seven
species that were widely available. The aim of this study was to determine if these plant
species are effective by using in vitro assays under controlled conditions. The antibacterial
activity against four nosocomial pathogens was determined with a serial microplate
dilution method. Most of the acetone extracts of the selected species had good to
reasonable antibacterial activity with MICs ranging from 0.04 to 0.6 mg/ml. This indicates
that compounds in these extracts could protect wounds against secondary infections. A
larvicidal assay was carried out in which third instar larvae of blowfly were fed to meat
treated with the acetone leaf extracts of the selected species. Four of the plant species
induced developmental anomalies in the blowfly including paralysis, prolongation of the
prepuparium stage, reduced pupation rates, pupal malformation and reduced adult
emergence. The results suggest that the plants may contain compounds that interfere with
the neuroendocrine control mechanisms in the blowfly. It appears that some of these plant
species have the potential to deliver a product that can be used to control myiasis.
Keywords: Plant extracts, movement larvae, development, antibacterial activity
La Miasi è una tra le più comuni avversità negli allevamenti ed è causa di pesanti perdite
economiche nei paesi industrializzati e in via di sviluppo. Il controllo della miasi è
effettuato con prodotti chimici antiparassitari. Questi non sono facilmente reperibili, sono
costosi, e causano inquinamento ambientale. È pressante la necessità di individuare un'
alternativa ai prodotti di sintesi. Sono state quindi individuate sei specie di piante in Sud
Africa e in Zimbabwe note per essere usate tradizionalmente per la cura delle ferite. Lo
scopo dello studio è stato determinate la loro efficacia in test in vitro a condizioni
controllate. L'attività antibatterica (MIC) è risultata compresa tra 0.04 e 0.6 mg/ml. Il test
larvicida è stato condotto trattando le larve della mosca miasigena con acetone. I risultati
ottenuti suggeriscono che le piante contengano composti che interferiscono con i
meccanismi di controllo neuroendocrino degli insetti.
Myiasis, the infestation of the skin of mammals by larvae of a variety of fly species of the
arthropod order Diptera, is a worldwide problem affecting livestock. It is one of the most
common parasitic problems of livestock in a number of surveys (Snoep, et al., 2002;
Farooq, et al., 2008; Chhabra and Pathak , 2009). It is responsible for severe economic
losses in developing and developed countries through abortion, reduced milk production,
losses in weight and fertility, and poor hide quality (Otranto and Stevens, 2002). The
estimated average annual cost of fly strike to the South African sheep industry is estimated
at R40 million a year (BISA, 2009) whilst in the Australian sheep industry it is $280
million (Sackett et al. 2006). In cattle production the economic costs of screwworm myiasis
include occasional animal deaths, decline in production (milk and meat), damage to hides
and underlying muscles and the cost of treatment. Untreated animals may die in 7 to 14
days from toxicity or secondary infections (OIE, 2008). Over the years, the control of
myiasis has depended largely on the use of chemical compounds, such as macrocyclic
lactones (avermectins and milbermycins), carbamates, pyrethroids and organophosphate
insecticides, on the newly hatched larvae, immature forms and adult flies. Insect growth
regulators (IGRs) that affect insect growth and development have also been used. This use
of chemical compounds has continued despite the potential human and animal toxicity and
contamination of the food chain and the environment. The sustainability of this approach to
disease control is also questionable with the development of resistance. The aim of this
project was to determine whether using plant extracts can provide a feasible solution to
treating myiasis.
MATERIALS AND METHODS
Plants that have been used traditionally in southern Africa based on publications and are
widely available were selected. Blowfly larvae were collected from a vulture restaurant
and were cultivated in the laboratory under controlled conditions. After emergence of the
flies, the population was identified as a mixture of Chrysomya marginalis and Lucilia
cuprina. The antibacterial activities of several different extracts of the seven selected
species against four nosocomial pathogens (Escherichia coli Enterococcus faecalis,
Pseudomonas aeruginosa and Staphylococcus aureus) were determined using a serial
dilution microplate method (Eloff 1998). The effect of an acetone extract on the movement
of larvae, the larval morphology, larval development and emergence of flies were
determined after treating meat with different concentrations of dried acetone extracts of the
plants. Larval movement was determined by taking a video of the larvae and measuring
their movement out of a demarcated area. Ivermectin was used as a positive control. (0.1 ml
of I % Ivermectin)
RESULTS AND CONCLUSIONS
All the plant species had a reasonable to good activity against the four nosocomial bacteria
with minimum inhibitory concentrations generally varying from 0.04 to 0.6 mg/ml. In
general the acetone extracts had the highest activity followed by dichloromethane,
methanol and hexane extracts. This indicates that intermediary polarity compounds are
probably responsible for the antibacterial activity. Some of the problems of myasis are
caused by subsequent bacterial infections; extracts of these plant species may therefore be
used by rural pastoralists to combat bacterial infections. For topical infections it would be
easy to attain concentrations of 0.6 mg/ml. The two Gram negative bacteria Pseudomonas
aeruginosa and Escherichia coli were more sensitive to the extracts than the Gram positive
Enterococcus faecalis and Staphylococcus aureus.
The larvae were much more resistant to the plant extracts than the bacteria, but one should
keep in mind that the bacteria were immersed in the plant extract where the larvae
consumed meat treated with the plant extract thus subjected to a lower dose. At a
concentration of 10 mg/ml no larvae were killed, but there was a distinct effect on the
movement of the larvae. Treatment with ivermectin led to a 100% inhibition of movement
compared to values of 97, 89, 89, 73, 69, 7 and 2% for the different acetone plant extracts
and 0% for acetone. There were also differences in the emergence of flies from the meat
treated with different plant acetone extracts. For the Ivermectin treatment the value was
0%, for acetone 100% and for the plant extracts it varied from 1, 69, 74, 88, 93, 97 to 100%
emergence. When larvae were fed on meat treated with concentration of 50 mg/ml of the
four most active plant extracts the morphology of the pupae were affected. The pupation
rate was 72, 71, 58 and 38% with a value of 95% for acetone the negative control. The
percentage of flies that emerged after treatment was 0, 0, 16 and 17% for the extracts and
84% for the acetone negative control.
Although there were major differences in the activity of the extracts of different plants on
the bacteria and larvae it seems that with a sufficiently high dosage some of these plant
extracts may be effective in controlling myiasis and subsequent bacterial infections. There
are different approaches that can be followed to investigate the development of a product to
treat wound myiasis in animals. After stability and toxicity of the extracts have been
investigated, one approach would be to isolate the active compound and investigate its
potential use as an antiparasitic agent. The likelihood of synergism with other compounds
in the extract has to be kept in mind. A second approach is to develop a well defined plant
extract with activity that may be possible to produce at a low cost to be used in commercial
animal production. A third approach would be to look at possibilities in which rural
pastoralists can improve the efficiency of the extracts they use. It is clear that there is low
activity with aqueous extracts and extractants such as acetone would not readily be
available. It is possible that mixing the dried plant leaves with a fat may extract some of
the active compounds so that a past prepared in such a way could be used for the treatment
of wound myiasis.
ACKNOWLEDGEMENTS - The National Research Foundation of South Africa and the
University of Pretoria provided funding.
REFERENCES - Bio-Insectaries South Africa (BISA), 2009. Lucitrap for blowflies.
http://www.bioinsectsa.com/luci.html; Chhabra M.B., Pathak K.M.L. 2009. Myiasis of
domestic animals and man in India. Journal of Veterinary Parasitology 23(1); Eloff J N
1998 A sensitive and quick microplate method to determine the minimal inhibitory
concentration of plant extracts for bacteria. Planta Medica 64, 711-714; Farooq Z, Iqbal Z,
Mushtaq S, Muhammad G, Iqbal MZ, Arshad M. 2008. Ethnoveterinary practices for the
treatment of parasitic diseases in livestock in Cholistan desert (Pakistan). Journal of
Ethnopharmacology. 118(2):213-9; OIE, 2008. Terrestrial Manual. Screwworm
(Cochliomyia hominivorax and Chrysomya bezziana). Chapter 2.1.10; Otranto, D. and J.
R. Stevens. 2002. Molecular approaches to the study of myiasis-causing larvae.
International Journal for Parasitology 32:1345–1360; Sackett D, Holmes P, Abbott K,
Jephcott S & Barber M. 2006. Assessing the economic cost of endemic disease on the
profitability of Australian beef cattle and sheep producers. A report to Meat & Livestock
Australia, North Sydney, Australia http://www.mla.com.au/TopicHierarchy/Research and
Development; Snoep, J.J., Sola, J., Sampimona O.C, Roeters N., Elbers A.R.W., Scholten
H.W., Borgsteede, F.H.M. 2002 Myiasis in sheep in The Netherlands Veterinary
Parasitology 106 : 357–363.
PRODUZIONE E VENDITA DI MANGIMI
COMPLEMENTARI OTTENUTI DA ERBE OFFICINALI
ED OLI ESSENZIALI DA AGRICOLTURA
CONVENZIONALE E/O DA RACCOLTA SPONTANEA
C. Vender1, C. Malavasi2
1CRA-Unità di ricerca per il Monitoraggio e la Pianificazione Forestale – Villazzano(TN)
2BIOTRADE, Mirandola, Modena
Durante gli ultimi 30 anni nei paesi sviluppati si è assistito ad un cambiamento del tipo di
alimentazione animale che ha permesso di aumentarne la produttività e le performances.
Nel frattempo però sono comparse anche le cosiddette "malattie della nutrizione", per
rispondere alle quali, gli allevatori sono ricorsi largamente all'uso di antibiotici a basso
dosaggio. Tuttavia le sconvolgenti patologie comparse di recente, nonché il problema della
resistenza agli antibiotici, hanno portato alla loro interdizione totale in Europa, come
fattori di crescita, nel gennaio del 2006. Alcune ditte specializzate nella produzione di
mangimi di alta qualità, lavorando a stretto contatto con la comunità scientifica, si sono
messe ad utilizzare piante, estratti di piante ed oli essenziali, al posto degli additivi
sintetici. Una di queste è la ditta italiana, BIOTRADE che produce una vasta gamma di
prodotti utilizzabili in ambito zootecnico, sia come mangimi/coadiuvanti alimentari, sia ad
uso topico.
Parole chiave: alimentazione animale, controllo dei parassiti, prodotti italiani.
Production and trade of feedstuff enriched with medicinal and aromatic plants and
essential oil coming from conventional cropping and/or wild collecting. Over the last 20
years in the developed countries the different way to feed animals has increased their
productivity and performances. Nevertheless at the same time the so called "nutritional
diseases" have also appeared and, in order to contrast the possible malfunctions during the
phases of cattle development and reproduction, cattle breeders have largely employed
antibiotics at a low dosage. But the upsetting pathologies lately appeared (mad cow), and
the resistance to antibiotics, have determined their total interdiction in Europe, as growth
factors, in January 2006. The firms specialized in feedstuff production, pulled between the
consumers safety expectations, legislations changes and the need to safeguard the cattle
chain income, have committed themselves to find alternative solutions, working in tight
collaboration with the scientific community. In this general context, some smaller firms
devoted to a high quality feedstuff production, have tried to use natural products from
vegetal origin instead of synthetic additives. These natural vegetal additives have the
purpose both to improve the feed technological qualities (duration, smell and storage) and
the animal performances (growth, digestion, well being and health).
The aim of this presentation is to show the products of an Italian Firm, BIOTRADE, which
researches in medicinal and aromatic plants an alternative to the most common synthetic
additives in order to:
Improve feed taste and smell to increase the attractiveness and to stimulate the
appetite in case of weakness.
Better the visual quality of meat and eggs color (carotenoids) Favour the the immunostimulation thanks to feed enriched with natural antioxidant Keep a low parasitosis level: worms, skin parasites, coccidiosis. Check inflammatory diseases (enterities, flu, breathing problems and mastitis) Contrast low fertility and food intoxication.
Here follows a presentation of the main Biotrade products with a short description of the
origin of the foodstuff employed.
La maggioranza degli alimenti per gli animali da allevamento è fabbricata da ditte
specializzate che utilizzano soprattutto cereali, farine oleo-proteaginose, minerali ed un
certo numero di micro ingredienti denominati "additivi".
Le dimensioni di questo mercato sono notevoli e si stima che la produzione di alimenti
industriali per gli animali da reddito, a livello mondiale, si aggiri attorno a 600 milioni di
tonnellate. Negli ultimi 30 anni, nei paesi in via di sviluppo, grazie al miglioramento del
tenore di vita, il consumo di prodotti ottenuti da allevamenti di tipo industriale (carne,
pesce, latte, uova) è notevolmente aumentato. Nel frattempo nei paesi sviluppati si è
assistito ad un cambiamento del tipo di alimentazione animale che ha permesso di
aumentare sia la produttività che le performances zootecniche. Nel frattempo però sono
comparse anche le cosiddette "malattie della nutrizione" e nelle varie fasi della crescita del
bestiame, si sono manifestati frequenti sintomi di squilibrio. Per rispondere a questi
problemi, per anni, gli allevatori sono ricorsi all'aggiunta costante nella dieta degli animali
di antibiotici a basso dosaggio, come se si trattasse di normali additivi. Questa pratica ha
consentito di migliorare la crescita degli animali, nonché il giro di affari degli antibiotici
utilizzati come "fattori di crescita", stimato, nel 2000, attorno ai 400 milioni di $. Tuttavia,
le sconvolgenti patologie comparse negli ultimi 10 anni (mucca pazza ecc.), nonché
l'emergenza determinata dalla resistenza agli antibiotici, hanno portato alla loro
interdizione totale in Europa, come fattori di crescita, nel gennaio del 2006.
Produzione e vendita di mangimi complementari: un esempio italiano
Di fronte ai cambiamenti legislativi le ditte specializzate nella produzione di mangimi, in
bilico fra le aspettative di sicurezza dei consumatori e la necessità di salvaguardare la
redditività della filiera, si sono impegnate a trovare delle alternative agli antibiotici, a dei
costi accettabili, lavorando a stretto contatto con la comunità scientifica e da qualche tempo
in qua, nei mercati di nicchia dell'alimentazione animale di alta qualità, al posto degli
additivi sintetici si utilizzano piante, estratti di piante e prodotti naturali.
Anche la BIOTRADE, una ditta italiana che svolge la sua attività in provincia di Modena
dal 1997, ricerca nelle erbe officinali, negli estratti e negli oli essenziali ricavati da radici,
semi e frutti, una valida alternativa agli additivi di sintesi più comuni. Questa ditta produce
una vasta gamma di prodotti utilizzabili in ambito zootecnico, sia come
mangimi/coadiuvanti alimentari, sia come gel ad uso topico per il benessere animale. La
maggior parte dei prodotti è formulata sia in forma liquida che in polvere e tutti hanno il
vantaggio di poter essere somministrati senza tempi di sospensione per latte, carne e uova, a
partire dallo svezzamento fino allo stadio di finissaggio.
Nel caso dei ruminanti questi prodotti sono finalizzati a rispondere alle seguenti esigenze:
stimolare l'immunità cellulomediata per migliorare la resistenza alle affezioni respiratorie
apportare sostanze ricostituenti e stimolanti dell'appetito e della digestione; apportare sostanze con attività antibatterica, antinfiammatoria ed astringente sulle forme
apportare sostanze con attività antibatterica, mucolitica ed espettorante sulle forme
apportare sostanze calmanti, stimolanti l'appetito e la digestione, antiossidanti.
stimolare l'immunità cellulomediata a beneficio della salute del vitello e della sanità della
apportare sostanze disintossicanti, antinfiammatorie e stimolanti dell'appetito per ridurre
le patologie post parto (chetosi e steatosi) e stimolare la ripresa dell'attività ovarica;
apportare sostanze immunostimolanti, antinfiammatorie e disintossicanti per ridurre le
infiammazioni della mammella e, quindi, le cellule somatiche nel latte;
apportare sostanze disintossicanti del fegato per migliorare la caseificazione del latte; apportare sostanze antinfiammatorie e stimolanti l'attività dell'apparato circolatorio per
ridurre lo stress da caldo;
uso topico sulla mammella per mastite, intertrigo, piaghe e ragadi.
apportare sostanze con attività vermifuga e coccidiostatica.
Nel caso dei monogastrici questi prodotti sono finalizzati a rispondere alle seguenti
apportare sostanze immunostimolanti in asciutta per migliorare la salute dei suinetti e
ridurre il danno da attacchi virali;
apportare sostanze antinfiammatorie e stimolanti l'apparato circolatorio per ridurre gli
effetti dello stress da parto e favorire la ripresa del ciclo ovarico.
apportare sostanze con attività antibatterica, antinfiammatoria ed astringente sulle forme
enteriche, ridurre la mortalità e migliorare l'indice di conversione (I. d. C.) alimentare;
apportare sostanze calmanti per evitare eccessiva aggressività.
MAGRONI ed INGRASSO
Apportare sostanze antinfiammatorie e digestive per migliorare I. d. C.; apportare sostanze calmanti per ridurre l'aggressività durante i trasporti.
AVICOLI-GALLINE OVAIOLE
apportare sostanze con attività vermifuga (vermi piatti e tondi) apportare sostanze con attività disintossicante ed antiossidante per migliorare la quantità
delle uova prodotte e quindi I. d. C. alimentare.
apportare sostanze con attività coccidiostatica; apportare sostanze atte alla regolazione della funzionalità intestinale e di controllo della
apportare sostanze con attività antisettica, mucolitica ed espettorante sulle forme
apportare sostanze con attività antiparassitaria in particolare istomoniasi;
CONIGLI-FATTRICI
apportare sostanze con attività immunostimolante per migliorare la salute dei coniglietti; apportare sostanze per migliorare la stimolazione dei calori; apportare sostanze con attività anti micosi e stafilococcosi.
CONIGLI SVEZZAMENTO
Apportare sostanze atte alla regolazione dell'attività digestiva (in particolare enterocolite)
e quindi a migliorare l'I.d.C.
CARATTERISTICHE DELLE ERBE UTILIZZATE
La maggior parte delle erbe utilizzate nella preparazione dei mangimi è di origine straniera,
anche perché molte di loro sono esotiche (Tab. 1).
L'acquisto di erbe italiane, è limitato a piccoli quantitativi, fatta eccezione per l'echinacea
che è disponibile in qualità e quantità adeguate. I prodotti BIOTRADE sono composti da
erbe selezionate ad elevato contenuto di principi attivi, inoltre, ad es. nel caso del cardo
mariano, al seme macinato e selezionato viene aggiunto dell'estratto secco titolato all'80%
di silimarina, che garantisce un altissima concentrazione del principio attivo ed un costante
standard qualitativo. Inoltre anche gli oli essenziali utilizzati sono titolati.
Nel laboratorio di produzione viene adottato il sistema HACCP e si lavorano
esclusivamente erbe e loro derivati, pertanto non sono possibili contaminazioni con altre
sostanze. Il mercato della BIOTRADE è prevalentemente nelle regioni del nord Italia ed in
alcune aree del sud, ed è costituito da allevamenti che operano con metodi convenzionali
oppure certificati nel biologico. La gamma dei prodotti è relativamente ampia e viene
associata alla consulenza del personale tecnico per individuare i prodotti idonei a soddisfare
le specifiche esigenze del singolo allevamento. Il personale tecnico di BIOTRADE si
occupa di ciò con visite mirate in allevamento e tramite internet.
Tabella 1 Nome scientifico, parte di pianta, principi attivi e proprietà delle principali piante
utilizzate.
Nome
di Principi attivi
Ananas comosum
Bromellina,enzimi
Antinfiammatoria,
Cetraria islandica
Oli essenziali, acidi Espettorante, antisettica, organici
antinfiammatoria
Cinchona calisaya
Alcaloidi,tannini,
Febbrifuga,astringente
resine,oli essenziali
Crataegus
Cardiotonico,sedative,
oxyacantha
Cinarina, resine
Colagoghe, coleretiche
cardunculus Echinacea sp
Immunostimolante
echinacoside ecc.
Eleutherococcus
Immunostimolante,
senticosus
Marsdenia
e., Digestivo,aperitivo,
cundurango
resine, fitosteroli
Hypericum
principi Calmante, aperitiva,
perforatum
amari, flavonoidi
Lythrum salicaria
salicarina Astringente,
Melissa officinalis
olio Tranquillante,digestiva,
Psidum guajava
e Antidissenterica,
proteine, Galafora e nutritiva
vitamine, steroli
Eterosidi salicilici
Saponaria
gomme, Antiparassitaria
officinalis
resine, ac. organici
Silybum marianum
Silimarina, flavonoidi
Epatoprotettrici,
Tanacetum vulgare Sommità
Oli essenziali, resine, Vermifugo, stimolante, tannini
Zingiber officinale
Oli essenziali, resina, Stimola l'appetito, migliora gingeroli
CONCLUSIONI
Uno studio di mercato abbastanza recente (2007) effettuato dalla ditta svizzera Pancosma in
più di 10 paesi, su un campione di 100 industrie di mangimi, ha dimostrato che le piante
officinali, gli estratti e gli oli essenziali hanno trovato un posto importante nel campo
dell'alimentazione degli animali monogastrici (polli, maiali, conigli ecc.) e le industrie li
utilizzano proprio in alternativa ai fattori di crescita antibiotici.
I principi attivi che hanno dato risultati significativi in questo mercato molto competitivo
sono relativamente pochi (circa una ventina) ma, in effetti, nel campo dell'alimentazione
animale è difficile barare perché i mangimi devono percorrere delle tappe obbligate:
1. processi di lavorazione industriale ben precisi (granulazione, trattamento ad alta
pressione, vapore ecc.)
2. margini di guadagno molto ristretti
3. misurazione sistematica degli effetti attesi attraverso dei test sperimentali sugli
animali, condotti col massimo rigore scientifico.
BIBLIOGRAFIA-Battaglini, L. 2009. Impiego dei prodotti fitoterapici nell'alimentazione
dei bovini da latte e da carne. Programma regionale di ricerca, sperimentazione e
dimostrazione. Relazione conclusiva del 3° anno di attività. Biotrade. Schede tecniche.
Gautier, F. 2007. Utilisation des plantes aromatiques et medicinales comme sources de
nouveaux additifs en alimentation animale. 6° colloque Médiplant-ACW. Qualitè des
plantes médicinales : des sciences de la plante aux sciences du bien-être: 74- 81. Iteipmai
2007.Utilisation des plantes médicinales et aromatiques en alimentation animale. La
Rocca, G., Righi, F.,Bruni R.,Quarantelli, A.,Renzi, M., 2007. Un approccio non
convenzionale alla enteropatia epizotica cunicola. Obiettivi e Documenti veterinari.
Quarantelli, A., Righi, F., Bonomi, A., Renzi, M., Bruni, R., Schiamone, A., 2007.
Impiego della silimarina nell'alimentazione del pollo da carne. Atti del congresso nazionale
SISVET 2007. Quarantelli, A., Righi F., Renzi M., Bruni R. 2008. Impiego della
silimarina nell'alimentazione della gallina ovaiola. Atti del congresso nazionale SISVET
2008. Tezzele, R., Taddei, S., Martelli, P., Cavirani, S., 2001. Studio sull'attività
immunostimolante indotta da polisaccaridi di origine vegetale nel bovino. ATTI della
SOCIETA' di BUIATRIA-Congresso nazionale 2001.
MIGLIORAMENTO DELLE PERFORMANCE
PRODUTTIVE IN POLLI RIPRODUTTORI CON
ALIMENTAZIONE INTEGRATA DA FITOPREPARATI
P. Pignattelli 1-2, M. Scozzoli 3
1ZooBioDi-Facoltà di Medicina Veterinaria, Milano.
2Olosmedica, Saronno VA
3Centro Sp. per la Promozione del Metodo Biologico, Forlì
Due diversi fitopreparati (MV1α e MV2β) a base di miscele di erbe officinali sono stati
utilizzati quale integrazione dell'alimentazione di polli riproduttori di razza Valdarnese
Bianca (VB), razza rustica per eccellenza, particolarmente esigente di spazi aperti, di
movimento, di alimentazione al pascolo e relativi principi nutritivi, ecc. La prova è stata
condotta in due allevamenti, A e B (A, formato da 5 famiglie e B solamente da due) di
riproduttori di VB che, per ragioni logistiche, ma soprattutto climatiche, non erano in
grado di fornire agli animali un pascolo adeguato all'esigenze della razza stessa. I due
fitopreparati sono stati posti a confronto fra loro (Famiglie 1 e 2 x MV1 verso Famiglie 3 e
4 x MV2) e con il gruppo controllo (Famiglia 5) nell'allevamento A, mentre in quello B è
stato testato solo il fitopreparato MV1. Le prove hanno avuto la durata di un anno ed
hanno fornito risultati positivi, evidenziando come sia possibile mantenere standard di
produzione significativamente superiori ai controlli non trattati, in condizioni di stress,
quando l'allevamento non risulta rispondente ai capitolati. Il fitopreparato MV1 ha fornito
risultati superiori, ma non statisticamente significativi, a quelli del fitopreparato MV2.
Parole chiave: Fitopreparati, polli riproduttori di razza Valdarnese Bianca, stress,
performance produttive.
Performances improvement with integrated feeding chickens bred with herbal drugs.
Two different herbal drugs (MV1α and MV2β) based mixtures of medicinal herbs were used
as power integration of chickens bred Valdarnese Bianca (VB), rustic breed for excellence,
particularly demanding open spaces, motion, feeding on grass and related nutrients, etc.
The test was conducted in two farms, A and B (A, consisting of 5 families and B only by
two) pure VB that for logistical reasons, but especially climatic, were not able to provide
an adequate grazing animals to the needs of that breed. The two herbal drugs were
compared among themselves (Families 1 and 2 x MV1 towards Families 3 and 4 x MV2)
and with the group control (Family 5), while in the B has been tested only MV1. The tests
have lasted a year and have provided positive results, showing how you can maintain
production significantly higher standard untreated controls, under stress, when farming is
not meeting specifications. The herbal drug MV1 has provided superior results, but not
statistically significant, to those of herbal drug MV2.
Key words: Herbal drug, Valdarnese Bianca breeders, stress, performances.
PREMESSA
Le produzioni avicole italiane hanno superato nel 2009 il fatturato di 5.320 milioni di euro,
di cui 3.840 milioni per le carni avicole e 1. 480 milioni per le uova. Una cifra di tutto
rispetto pari al 33,8% del PLV della nostra zootecnia, relativa a un settore, quello avicolo,
che da anni ha raggiunto l'autosufficienza.
A questo positivo risultato concorrono, a vario titoli, tutti i comparti avicoli, dal pollo alle
ovaiole, dal tacchino alle faraone, dalle oche alle anatre, ecc. allevati, sia con metodi
cosiddetti industriali o convenzionali, sia con metodi cosiddetti non convenzionali,
biologico e rurale compresi. Degli oltre 700 milioni di capi avicoli allevati annualmente in
Italia, oltre 4 milioni sono riproduttori delle varie razze e tipologie (carne, uova). Fra questi
stanno acquistando sempre maggior interesse i riproduttori di razze avicole autoctone e non,
destinati a soddisfare le richieste di pulcini per il mercato del non convenzionale
costantemente in crescita, biologico incluso.
Com'è noto i metodi d'allevamento dei riproduttori avicoli sono diversi rispetto a quelli dei
boiler e delle ovaiole, soprattutto per quanto riguarda gli spazi pro capite e l'alimentazione.
In questo contesto rientrano anche i riproduttori appartenenti a razze autoctone allevati con
metodo biologico e non, i quali dovrebbero, per regolamento, poter usufruire del pascolo
per adeguati periodi di tempo. Proprio il pascolo dovrebbe fornire una quota consistente
dell'alimento e apportare tutta una serie di principi attivi (provitamine, vitamine, enzimi,
pigmenti, aromi, oligoelementi, ecc.) indispensabili, insieme al movimento, a fare la
"differenza" del prodotto con quello ottenuto con l'allevamento cosiddetto industriale.
Purtroppo, con una notevole frequenza, accade che per varie ragioni (cattive condizioni
climatiche, eccessivo calpestio, assenza di rotazione, assenza di ombra, ecc.) i riproduttori
finiscono per non potere usufruire dei vantaggi di un vero pascolo.
Scopo del presente lavoro è stato quello di verificare se l'integrazione nell'alimento con
fitopreparati a base di miscele di erbe officinali, appositamente studiate, fosse in grado di
migliorare le performance produttive di riproduttori di un'antica razza avicola italiana, la
Valdarnese Bianca (VB), [razza rustica per eccellenza, particolarmente esigente di spazi
aperti, pascolo, ecc.] quando, in condizioni di stress, vengano a mancare i "vantaggi"
apportati dal pascolo.
MATERIALI E METODI
Le prove sono state condotte in due diversi allevamenti (A e B) di riproduttori di VB situati
rispettivamente nei comuni di Figline Valdarno, il primo e di San Giovanni V.no, il
secondo. L'allevamento A era formato da 5 diverse unità familiari (10 femmine e 1
maschio, ciascuna) allestiti secondo il capitolato d'allevamento (APA, Arezzo) della razza
stessa (ricoveri fissi e parchetti, recintati da rete metallica, di circa 180 m2 ciascuno).
L'allevamento B era costituito da due unità familiari (11 femmine e 1 maschio, ciascuno)
mantenute come le precedenti salvo l'ampiezza dei recinti, pari a circa 170 m2 ciascuno).
Ha condizionato la scelta dei due allevamenti il fatto che tutte le famiglie avessero la stessa
età (nascite fra fine febbraio e inizio marzo ed accasate a giugno) e le unisse lo stesso
problema, quello legato alla tipologia del parchetto (natura del terreno, esposizione a sud,
molto soleggiate, stessa qualità iniziale di cotico erboso, assenza di piante ad alto fusto,
ecc.) il cui cotico erboso, risultava completamente scomparso nei primi 30 giorni di
pascolamento. I polli di entrambi gli allevamenti erano alimentati con lo stesso mangime
commerciale tipo "riproduttori leggeri" (proteine 16,5%; lipidi 3,7%; fibra 4,8; Ca 3,3; P
disponibile 0,4; E.M. Kcal 2.750) ad libitum, ma saltuariamente integrato con prodotti
aziendali (mais marano, semi di girasole, avena, ecc.). I due fitopreparati utilizzati per la
prova, il primo che chiameremo MV1α),a base di estratti di essenze naturali di origine
vegetale da Poligonaceae, Fabeceae, Gentianaceae, Araliaceae, Rosaceae e Labiatae ed il
secondo, che chiameremo MV2β) da Rosacee, Araliacee, Labiate, Fabacee e Composite. I
prodotti sono stati somministrati da fine giugno a metà ottobre, accuratamente diluito
nell'acqua da bere (100 g/100 litri) il primo (MV1) e miscelato al mangime (100 g/100 kg)
il secondo (MV2), secondo il seguente schema:
Allevamento Famiglia 1
Famiglia 2
Famiglia 3 Famiglia 4
Famiglia 5
Le rilevazioni, in entrambi gli allevamenti, sono iniziate a luglio e sono terminata nel
maggio successivo. I parametri monitorati per ciascuna unità familiare, oltre allo stato di
salute, sono stati: a) l'inizio della deposizione (prima settimana > 20%); b) numero e peso
totale (kg) delle uova prodotte (320 gg.); c) peso medio delle uova; d) percentuale di uova
incubate, cioè di quelle di peso superiore ai 58 g ed inferiore ai 70 g come da regolamento;
e) percentuale di uova feconde (speratura al 6° giorno di incubazione). Il consumo del
mangime non è stato considerato un parametro di confronto attendibile.
RISULTATI E DISCUSSIONE
Va innanzitutto precisato che, nonostante le avverse condizioni climatiche, soprattutto
estive, lo stato di salute di tutti i soggetti è stato molto buono, se si esclude una lieve forma
di corizza che ha colpito il 60-70% dei capi dell'allevamento A, all'inizio del mese di
aprile. Passando ai risultati, nella tabella 1 sono riportati quelli della prova condotta
nell'allevamento A, dove è stato possibile confrontare i due fitopreparati (MV1 e MV2).
Dal loro esame, innanzitutto appare evidente che gli animali sono entrati in deposizione
praticamente negli stessi giorni a conferma dell'uniformità dei soggetti, del loro buono stato
di salute e di condizioni di allevamento molto simili. Il numero delle uova prodotte è stato,
per tutti i gruppi nei valori dello standard, ma con una netta differenza a favore dei gruppi
trattati, +4,6% per MV1 e +3,2% per MV2 rispetto al gruppo controllo e anche con una
differenza di + 1,4 punti percentuale a favore di MV1 rispetto a MV2. Il peso medio delle
uova ha registrato un +1,55% a favore dei gruppi trattati, senza evidenziare differenze fa
MV1 e MV2. Va sottolineato che due galline del gruppo controllo hanno manifestato il
desiderio della cova e sono state opportunamente trattate consentendo un parziale recupero
dell'ovodeposizione.
La percentuale di uova feconde, riferita solamente a quelle usate per la rimonta di ciascun
allevamento, è risultata pressoché identica nei diversi gruppi, mentre la percentuale di uova
incubabili, cioè comprese fra 58 e 70 g (come da regolamento) è risultata a favore dei
gruppi trattati, +2,9 punti percentuali per MV1 e +2,4 punti percentuali per MV2; va
registrata anche una differenza di + ½ punto percentuale a favore di MV1 rispetto a MV2.
Tabella 1: Allevamento A – Risultati ottenuti con l'impiego di 2 diversi Fitopreparati
(MV1 e MV2) aggiunti all'alimento di Riproduttori VB allevati in condizioni di stress.
Uova deposte
Peso medio
familiari
deposizione
incubabili
feconde (ϕ)
(> 20%)
(58-70 g)
Φ - % riferita alle sole uova incubate per la rimonta aziendale. α) – MV1: Nuovo Apasprint, APA-CT srl, Forlì.
β) – MV": Ergostress Plus, Biotrade snc, Mirandola MO
Tabella 2: Allevamento B – Risultati ottenuti con l'impiego del Fitopreparato MV1
aggiunto all'alimento di Riproduttori VB allevati in condizioni di stress.
Peso medio
deposizione
incubabili
familiari
(> 20%)
(58-70 g)
(ϕ) (6°gg)
Φ - % riferita alle sole uova incubate per la rimonta aziendale.
Nella tabella 2, sono riportati i risultati della prova condotta nell'allevamento B, dove è
stato possibile testare solamente il fitopreparato MV1. Come nella prova precedente non ci
sono state variazioni interessanti per quanto concerne l'inizio della deposizione fra gruppo
trattato e gruppo controllo, mentre è risultata molto evidente, anche per il diverso numero di
galline, la differenza a favore del gruppo trattato riguardo il numero di uova deposte (+
9,30%), al peso totale delle uova ed il loro peso medio, +9,9% e +9,7%, rispettivamente.
Nessuna sostanziale differenza è emersa relativamente alla percentuale di uova feconde,
mentre la percentuale delle uova incubabili è risultata a favore del gruppo trattato (+ ½
punto percentuale). I risultati ottenuti nel gruppo trattato rientrano nella media "alta" dello
standard di razza e la sostanziale differenza con quelli del gruppo controllo è stata
sicuramente favorita dall'entrata in cova di due galline del gruppo stesso.
CONCLUSIONI
La somministrazione di due diversi fitopreparati a base di miscele di erbe officinali (MV1 e
MV2) come integrazione dell'alimentazione di polli riproduttori di razza Valdarnese
Bianca (VB), [razza rustica per eccellenza, particolarmente esigente di spazi aperti, di
movimento, di alimentazione al pascolo e relativi principi nutritivi, ecc.] allevati in
condizioni di stress, proprio per inadeguato utilizzo del pascolo, ha fornito interessanti
risultati positivi, evidenziando come sia possibile produrre performance nella media "alta"
dello standard di razza, e significativamente superiori ai controlli non trattati. Va
sottolineato che nessuna gallina dei gruppi trattati ha manifestato la tendenza alla cova,
mentre il fenomeno si è presentato su due galline per ciascun gruppo controllo. Il
fitopreparato MV1 ha fornito risultati superiori, ma non percentualmente significativi, se si
esclude il parametro dell'ovodeposizione (+1,4%), a quelli del fitopreparato MV2.
Va anche evidenziato che l'integrazione di appropriate miscele vegetali in aggiunta alla
normale alimentazione potrebbe risultare particolarmente interessante, non solo per
mantenere o migliorare le performance produttive in condizioni stressanti di media e lunga
durata, ma anche per migliorare le caratteristiche qualitative, in particolare quelle
organolettiche della carne e delle uova. Un interessante capitolo quest'ultimo che sarebbe
interessante da approfondire in un prossimo futuro assieme ad una più attenta verifica
dell'assenza della cova nelle galline dei gruppi trattati rispetto ai controlli.
BIBLIOGRAFIA-Arduin M., 2001. Il recupero delle razze autoctone. L'Allevatore,
3.3.2001, 7. De Maria G., 1992.ante e erbe medicinali - Edizioni Polaris. Gualtieri M.,
Pignattelli P., Michelotti R. & Rapaccini S., 2003, Valdarnese Bianca: riconoscimento e
valorizzazione, Atti del Convegno Nazionale "Parliamo di Allevamenti Alternativi e
Valorizzazione del Territorio" Cuneo, 25 settembre. Penso G., 1993, Piante medicinali
nella terapia medica. Ed. Organizzazione Editoriale Medico Farmaceutica. Pietta P. &
Pietta A., 1999, Fitomedicine e nutrienti, Ricchiuto editore, 2° ed. Pignattelli P., 2001, Il
consumatore ha scelto la Valdarno bianca. Avicoltura, 1, 12-17. Pignattelli P. & Cristalli
A., 2004. Valorizzazione della biodiversita' avicola: la Valdarnese Bianca. Tavola rotonda
su "Valorizzazione economica della biodiversita'" Corte Benedettina, Legnaro PD – 24
novembre 2004. Pignattelli P. 2008. Le diverse fitoterapie in medicina veterinaria: la
storia, lo stato dell'arte, le prospettive e normativa. Atti Convegno su: Fitoterapia In
Medicina Veterinaria19 novembre 2008, Fac. Med. Vet. – LODI. Repertorio Fitoterapico.
ANTIVIRALI NATURALI PER LA TERAPIA DELLE
MALATTIE DIFFUSIVE DEGLI ANIMALI
V. Galligioni1, D. Zanichelli2, A. Castagna3, A. Scagliarini1
1Dip. di Sanità Pubblica Vet. e Patologia Anim. Alma Mater Studiorum, Univ. di Bologna
2Phenbiox srl; 3Adama srl
L'utilizzo di farmaci ad azione antivirale in medicina veterinaria potrebbe contribuire a
ridurre l'impatto economico delle malattie limitando, nel contempo, la disseminazione dei
patogeni nell'ambiente e, di conseguenza, il rischio sanitario per altri animali e per
l'uomo. Le piante sono sempre state utilizzate dall'industria farmaceutica per l'isolamento
di composti attivi, e molti farmaci moderni contengono principi d'origine naturale, sia
sotto forma di estratti, che nella loro versione sintetica. Nel nostro studio abbiamo valutato
l'attività antivirale in vitro di alcuni estratti di piante nei confronti del virus del cimurro
del cane (CDV). In particolare è stata saggiata l'efficacia intra ed extracellulare di estratti
idroenzimatici di Echinacea (Echinacea angustifolia), Noce (Juglans regia), Mirtillo
(Vaccinium Myrtillus), propoli e Melissa (Melissa officinalis) oltre che di idrolizzati di
Noce, crusca, uve ed olive. I risultati ottenuti confermano che le sostanze naturali possono
rappresentare un'importante fonte di molecole antivirali per lo sviluppo di terapie
innovative.
Parole chiave: CDV, antivirali naturali, selettività
Natural antivirals for the treatment of animal infectious diseases. Antiviral compounds in
veterinary medicine could both decrease the economic impact of diseases and limit
microorganisms spread in the environment, and consequently the health risk for other
animals and humans. Plants have ever been used in the pharmaceutical industry to isolate
active compounds and most of modern drugs contain natural active principles, either as
pure extracts or as synthetic compounds. In our study we have evaluated the in vitro
antiviral activity of some plant extracts against Canine Distemper Virus (CDV). In
particular, hydroenzymatic extracts from Echinacea (Echinacea angustifolia), walnut
(Juglans regia), blueberry (Vaccinium Myrtillus), propolis, Melissa (Melissa officinalis)
and hydrolysed extracts of walnut, bran, grapes and olives have been tested for their intra-
and extracellular antiviral activities. Resulting data confirm that natural compounds can be
an important source of antiviral molecules for the development of innovative therapies.
La scoperta degli antivirali è ancora relativamente recente ed il loro utilizzo si limita alla
patologia umana con poche applicazioni pratiche in veterinaria. La ricerca e lo sviluppo di
farmaci antivirali ad uso veterinario dovrebbe essere incentivata per rendere disponibili
nuovi mezzi in grado di ridurre l'impatto socio-economico delle epidemie negli animali da
reddito così come degli animali d'affezione in accordo con quanto previsto dalla
Community Animal Health Policy (CAHP) 2007-2013. La ricerca nel settore degli
antivirali veterinari potrebbe avere diverse ricadute positive nel campo della salute animale,
ma ad oggi gli studi di efficacia nei confronti di virus animali sono stati principalmente
finalizzati allo sviluppo di terapie nei confronti di virus umani filogeneticamente correlati.
A questo proposito esiste un crescente interesse per le patologie animali che possano
fungere da modello per le patologie umane. Il virus del cimurro del cane (CDV) e il virus
del morbillo umano (MV) sono membri del genere Morbillivirus nella famiglia
Paramixoviridae, entrambi sono noti per la loro capacità di causare lesioni demielinizzanti
al SNC nei loro ospiti naturali, rispettivamente il cane e l'uomo. Gli studi sulla
neuropatogenesi del cimurro possono essere utilizzati come modello di altre infezioni da
Morbillivirus, suggerendo nel contempo nuovi approcci per il controllo delle malattie da
essi causate, in particolare questo modello può essere considerato valido per testare nuovi
farmaci antivirali. Nonostante la diffusa pratica della vaccinazione, il CDV è un patogeno
ancora estremamente diffuso nella popolazione canina con alti tassi di letalità che si
registrano soprattutto nelle forme neurologiche. Attualmente non esiste alcuna terapia
specifica nei confronti di CDV anche se è stata dimostrata l'efficacia antivirale della
ribavirina RBV 1-(-D-ribofuranosyl)-1,2,4-triazole-3-carboxamide (Ribavirin, RBV) nei
confronti di CDV (Scagliarini et al., 2006; Elia et al., 2007), la molecola è in grado di
inibire l'enzima inosine monophosphate dehydrogenase (IMPDH) e la RNA polimerasi
RNA dependente (vRdRp) (Dal Pozzo et al., 2010) ma presenta basso indice di selettività.
Lo scopo del nostro lavoro è stato quello di di valutare l'attività antivirale in vitro di
sostanze naturali nei confronti di CDV.
MATERIALE E METODI
Virus - Il virus del cimurro del cane (CDV) è stato considerato come prototipo di virus a
RNA a polarità negativa per i saggi antivirali. Prima dei saggi sull'attività antivirale, il
virus è stato titolato su cellule VERO e la sua concentrazione è stata espressa in TCID50/ml,
corrispondente alla dose infettante il 50% della coltura cellulare.
Sostanze naturali - Gli estratti naturali utilizzati in questo studio sono stati forniti da
Adama srl. Sono stati testati estratti di piante presenti in Italia come: Vaccinium myrtillus
(Fam. Ericaceae), Echinacea (Echinacea angustifolia), Noce (Juglans regia), Melissa
(Mellissa officinalis), Propoli, enocianina e gli idrolizzati di noce, crusca, uva ed olive.
Test di citotossicità - In via preliminare, sono stati realizzati i test di citotossicità allo
scopo di identificare la concentrazione di ciascun composto in grado di inibire la crescita
cellulare del 50% (CC50). I composti sono stati quindi diluiti in terreno di coltura e saggiati
in piastre da 96 pozzetti. Ogni diluizione di composto è stata testata in duplicato per un
periodo di incubazione di 72 ore. Al termine dell'incubazione la citotossicità è stata
valutata con test MTT (Hussain 1993).
Test antivirali - Gli estratti sono stati testati a diverse diluizioni a partire dalla CC50 per
valutarne l'attività antivirale sia intra che extra cellulare. In tutti i test in vitro è stata
utilizzata la ribavirina [1-(-D-ribofuranosyl)-1,2,4-triazole-3-carboxamide] come controllo
positivo per la sua attività già documentata nei confronti di CDV. L'efficacia antivirale
intracellulare è stata valutata seguendo il protocollo pubblicato da Scagliarini et al. (2006)
mentre per l'attività extracellulare ciascuna diluizione di composto è stata incubata per 2
ore con il virus a temperatura ambiente. La soluzione contenente virus e composto è stata
lasciata per due ore a contatto con le cellule, successivamente rimossa e sostituito da
normale terreno di coltura. Anche in questa prova sono stati inseriti pozzetti controllo
cellule e controllo virus, in cui l'inoculo iniziale è stato rappresentato da virus più medium.
L'attività antivirale è stata espressa come la concentrazione di composto richiesta per
ridurre del 50% l'effetto virale (IC ). Infine è stato calcolato l'indice di selettività (IS) dato
dal rapporto tra il valore medio di CC50 e il valore medio di IC50.
RISULTATI E DISCUSSIONE
Considerando i risultati ottenuti, il composto più promettente per la sua attività antivirale
intracellulare è risultato l'estratto idroenzimatico di noce, con un IS 25 volte superiore a
quello della RBV, l'unico composto in commercio con dimostrata efficacia antivirale nei
confronti di CDV. La noce è già nota per la sua attività antivirale nei confronti dell'Herpes
Simplex virus tipo1 (HSV-1) (Ruffa et al., 2004), virus a DNA. E' invece interessante
notare come l'idrolizzato di noce, dimostri un IS inferiore a quello della RBV (1,236 vs
1,645). L'estratto idroenzimatico di propoli si è dimostrato attivo a livello extracellulare
confermando quanto riportato da Shnitzler et al. (2010) che hanno dimostrato come la
propoli sia in grado di inibire l'ingresso di HSV-1 nelle cellule. Gli Autori hanno
evidenziato che l'attività intracellulare nei confronti di questo virus è pressoché nulla,
mentre sia l'estratto acquoso che alcoolico interferiscano con l'adsorbimento del virus alla
superficie cellulare, impedendo quindi la penetrazione del virus all'interno della cellula.
Anche l'estratto idroenzimatico di mirtillo si è dimostrato attivo a livello extracellulare. e l'
attività di inibizione virale a livello extracellulare è stata registrata anche per l'estratto
idroenzimatico di Melissa, che concorda con i dati di Schnitzler et al. (2008). Questi Autori
hanno dimostrato che l'olio essenziale di M. officinalis, possiede attività antivirale
extracellulare nei confronti di Herpes symplex di tipo 1 e di tipo 2 (HSV-1 e HSV-2),
inibendone l'adsorbimento cellulare, mentre non aveva dimostrato alcuna attività dopo la
penetrazione del virus nella cellula. In conclusione, i dati ottenuti da questo studio vanno ad
arricchire le conoscenze relative all'efficacia antivirale delle sostanze naturali nei confronti
di virus di interesse veterinario, nel nostro studio abbiamo infatti dimostrato l'attività
antivirale in vitro di alcuni estratti di piante nei confronti di CDV, per il possibile sviluppo
di terapie specifiche nei confronti del cimurro canino e di altre patologie causate da
BIBLIOGRAFIA-Dal Pozzo F, Galligioni V, Vaccari F, Gallina L, Battilani M,
Res Vet Sci. 2010 Apr;88(2):339-44, Elia G, Belloli C, Cirone F, Lucente MS,
Caruso M, Martella V, Decaro N, Buonavoglia C, Ormas P. (2008). Antiviral R
77(2):108-13. Hussain RF, Nouri AM,
Oliver RT (1993). A new approach for measurement of cytotoxicity using colorimetric
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medicinal herbs against RNA and DNA viruses. Antivir Chem Chemother. 15(3):153-9.
Scagliarini A., Vaccari F., Gallina L., Dal Pozzo F., Prosperi S. (2006). In vitro evaluation
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(2008) Melissa officinalis oil affects infectivity of enveloped herpesviruses. Phytomedicine.
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Reichling J. (2010) Antiviral activity and mode of action of propolis extracts and selected
compounds. Phytother Res. 24 Suppl 1:S20-8.
I GLUCOSINOLATI: UNA CLASSE DI METABOLITI
SECONDARI AD AMPIO SPETTRO D'AZIONE DI
POTENZIALE USO COME FITOTERAPICI ANCHE IN
ZOOTECNIA
G. R. De Nicola1, E. Pagnotta1, M. Bagatta1, P. Rollin2, R. Iori1
1CRA - CIN Centro di Ricerca per le Colture Industriali, Bologna, Italia
2ICOA-UMR 6005, Université d'Orléans, Orléans, France
I glucosinolati (GLs) costituiscono una vasta classe di composti β-tioglucosidici, esclusivi
del regno vegetale, fra i quali i più importanti e studiati sono la glucorafanina, la
glucoerucina, la glucorafasatina e la sinigrina. Essi sono presenti in un vasto numero di
piante dell'ordine Brassicales comunemente consumate con la dieta. Mentre i GLs di per sé
non sono molecole bioattive, gli isotiocianati (ITC) che si formano a valori di pH prossimi
alla neutralità per azione dell'enzima mirosinasi (EC 3.2.1.147), anch'esso presente nelle
Brassicaceae, sono considerati i principali responsabili dell'attività biologica. Studi recenti
hanno mostrato che questi composti sono in grado di abbattere in vivo la tossicità di
micotossine prodotte da funghi che contaminano facilmente i cereali utilizzati come
mangime per gli animali. L'esperienza maturata negli ultimi decenni ci ha consentito di
isolare una vasta gamma di GLs ad elevato grado di purezza (>95%), e di ottenere ITC
bioattivi di interesse fitoterapico.
Parole Chiave: glucosinolati, isotiocianati, glucorafasatina, zearalenone.
Glucosinolates: a major class of secondary metabolites with a broad activity range,
potentially useful as herbal remedies in livestock. Glucosinolates (GLs) are important
sulfur-containing metabolites found in all plant families of the order Brassicales. Many of
them are present in human and animal diets, such as sinigrin (cabbages), glucoraphanin
(broccoli), glucoerucin (rocket) or glucoraphasatin (radishes). In association with the
endogenous enzyme myrosinase (EC 3.2.1.147), GLs constitute for plants a critical defence
system against pathogenic agents, by delivering through hydrolysis highly bio-active
isothiocyanates. Recent studies have shown that these compounds are able to reduce in vivo
toxicity of mycotoxins produced by fungi that easily contaminate the crops used as animal
feeds. Over the past decades, our group has developed a multi-faceted expertise in analysis
and characterization of GLs in plants, chemical and enzymatic studies and production of
pure GLs and isothiocyanates of potential phytotherapeutical interest.
I glucosinolati (GLs) costituiscono una vasta classe di composti β-tioglucosidici, esclusivi
del regno vegetale, presenti in sedici famiglie di dicotiledoni angiosperme, che includono
un vasto numero di piante del genere Brassica normalmente consumate con la dieta. I più
importanti e studiati sono la glucorafanina (broccoli), la glucoerucina (rucola), la sinigrina
(cavoli) e la glucorafasatina (rafano) (Fahey et al., 2001).
In natura sono stati identificati oltre 120 GLs che possiedono una struttura comune formata
da una parte glucidica unita, tramite legame tioglucosidico, ad un atomo di carbonio di
un'ossima solfonata e una catena laterale R variabile (Figura 1). Sulla base del diverso
gruppo R, che si origina da alcuni amminoacidi precursori tra cui metionina, fenilalanina e
triptofano, i GLs si possono suddividere in tre classi: alchilici, aromatici e indolici.
I GLs insieme all'enzima mirosinasi (β-glucosidasi glucoidrolasi, EC 3.2.1.147)
costituiscono per la pianta un importante sistema di difesa contro gli attacchi di patogeni, in
particolare di funghi e nematodi. A differenza dei GLs che si accumulano nei vacuoli, la
mirosinasi è confinata nel citosol delle cellule. La rottura dei tessuti, causata dalla
masticazione o dal taglio del vegetale, comporta la perdita della compartimentazione
cellulare a cui segue, così, il contatto tra i GLs e l'enzima. Ne consegue l'idrolisi del legame
β-tioglucosidico dei GLs e la formazione di isotiocianati (ITC) a valori di pH 6-7 (Fig. 1).
Figura 1. Struttura dei glucosinolati e loro trasformazione enzimatica.
Tabella 1: I principali GLs e loro derivati presenti nelle Brassicaceae della dieta umana.
Gruppo -R
Principali
Principali fonti
derivati
alimentari
Cavoli e cavolfiori
4-metilsulfinil-butile
Ravanello giapponese
Gluconasturtiina
Crescione d'acqua
Indol-3-carbinolo
Cavoletti di Bruxelles
La concentrazione e il tipo di GLs variano a seconda del vegetale; ad esempio, nei broccoli,
prevale la glucorafanina mentre nei cavoli e nei cavolfiori prevale la sinigrina. Le
concentrazioni di GLs, all'interno di piante della stessa specie e dello stesso genere, variano
in funzione dell'età e dello stato di salute della pianta, delle condizioni di coltivazione,
della quantità e della qualità dei concimi utilizzati. Nei semi e nei germogli tali
concentrazioni sono solitamente maggiori di almeno dieci volte rispetto ad altre parti della
stessa pianta, dove, durante la crescita si assiste ad un fenomeno di diluizione. Mentre i
GLs di per sé non sono molecole bioattive, i composti che si formano a valori di pH
prossimi alla neutralità, gli ITC, sono considerati i principali responsabili dell'attività
biologica. Tutti gli ITC sono caratterizzati dalla presenza di un gruppo –N=C=S, il cui
atomo di carbonio è fortemente elettrofilo. Si ritiene che l'attività biologica degli ITC sia in
primo luogo mediata dalla particolare reattività di questo carbonio nelle reazioni con gruppi
nucleofili dei bersagli cellulari. In Tabella 1 sono riportati i principali GLs, i loro derivati
presenti nelle Brassicaceae della dieta umana e le principali fonti vegetali in cui si trovano.
Glucosinolati e salute umana
Una correlazione diretta tra il consumo di Brassicaceae e la riduzione dell'incidenza di
numerose forme tumorali è sostenuta sia da studi epidemiologici, sia da studi in vitro ed in
vivo. L'attività chemioprotettiva è attribuita a diverse funzioni biologiche degli ITC; infatti
numerosi lavori scientifici riportano che essi sono in grado di inibire lo sviluppo del cancro
attraverso molteplici meccanismi (Zhang Y. et al., 2004). In molti studi in vivo, numerosi
ITC sono risultati in grado di prevenire la cancerogenesi indotta da diversi xenobiotici,
attraverso l'inibizione degli enzimi attivati da questi ultimi. Esiste, tuttavia, una notevole
variabilità nella selettività e nella potenza di tale inibizione, in funzione della struttura
dell'ITC considerato. Oltre alla citata proprietà chemiopreventiva, gli ITC sono ormai
largamente conosciuti anche per la loro azione antibatterica e antifungina (Halkier B.A.
1999). In un recente studio è stato riportato che il sulforafano (l'ITC prodotto per idrolisi
della glucorafanina) inibisce, a concentrazioni pari o inferiori a 22.5 µM, ceppi di
Helicobacter pylori resistenti agli antibiotici (Fahey et al., 2002). Essendo H. pylori
implicato in gastriti, ulcera peptica e cancro allo stomaco, la somministrazione orale del
sulforafano, che agisce direttamente sul batterio, è stata proposta nella prevenzione del
cancro allo stomaco (Fahey et al., 2002). In un recente lavoro (Luciano et al., 2009) è stata
descritta una potente azione inibente dell'allil ITC contro E. coli O157:H7 a valori di pH
acido. Gli autori riportano un'inibizione degli enzimi tioredossina reduttasi e della acetato
chinasi, responsabili di importanti reazioni metaboliche nei batteri. Essi ritengono che
anche altri ITC possiedono un'analoga attività antimicrobica "multi-target" in quanto
causano una inibizione enzimatica e un danno alle membrane. Gli ITC possiedono anche
attività antinfiammatoria. Il trattamento di macrofagi di topo Raw 264.7 con sulforafano (1-
10 µM 24 ore) determina un'inibizione, dose dipendente, della secrezione di fattori
proinfiammatori quali ossido nitrico, prostaglandina E2 e del fattore di necrosi tumorale α
(TNFα, Tumor Necrosis Factor µ) indotta da lipopolisaccaridi (Heiss et al., 2001).
Glucosinolati e salute negli animali
Una delle problematiche nella gestione della sicurezza alimentare dei prodotti della filiera
cerealicola per uso animale è la presenza di micotossine. Lo zearalenone (ZEN) fa parte di
una classe di micotossine contaminanti i cereali e gli alimenti prodotti da cereali che causa
danni genotossici e induce la formazione di tumori sia nell'uomo che in animali. ((a) Ben
Salah-Abbès et al., 2009). La presenza di ZEN può causare perdite economiche con effetti
negativi sugli animali da allevamento o dar luogo ad un potenziale aumento di effetti
negativi sulla salute delle persone che consumano prodotti di origine animale quale latte e
carne contaminati da ZEN. Il valore limite del contenuto di ZEN in prodotti destinati
all'alimentazione animale (mangimi al tasso di umidità del 12%) è stato fissato a 2 mg per
Kg (Raccomandazione della Commissione europea del 17 agosto 2006). Nel caso dei
mangimi a base di cereali, occorre prestare particolare attenzione che il loro utilizzo nella
razione giornaliera non comporti un'esposizione degli animali alle micotossine superiore a
quella stabilita. Al fine di ridurre la tossicità esercitata da ZEN sugli animali, sono stati
effettuati studi, condotti con saggi in vitro ed in vivo, per valutare l'efficacia del 4-metiltio-
3-butenil isotiocianato (rafasatina), purificato da radici di Raphanus sativus coltivate in
Tunisia. Anche un estratto preparato dalla medesima fonte vegetale e contenente la
rafasatina è stato testato. ((a) Ben Salah-Abbès et al., 2009 ; (b) Ben Salah-Abbès et al.,
2009). I risultati hanno evidenziato una buona protezione sia del composto puro che
dell'estratto che lo contiene contro la tossicità esercitata da ZEN.
Glucorafasatina, fonti e purificazione
Gli autori del CRA-CIN di Bologna, in collaborazione con l'Università d'Orléans, da molti
anni conducono studi inerenti i GLs e i corrispondenti ITC ottenuti per idrolisi enzimatica.
In particolare nel corso del 2010 è stata pubblicata una review (Montaut et al., 2010)
incentrata sulle proprietà chimiche e biologiche della glucorafasatina (GRH), il GLs
precursore dell'ITC rafasatina. Il GRH è stato purificato per la prima volta, con metodo
originale, da radici liofilizzate di rafano (Visentin et al., 1992); recentemente la
purificazione del composto dai germogli di rafano ha consentito di ottenerne quantità di
grammi e di studiarne le proprietà antiossidanti (Barillari et al., 2005). Con l'intento di
ottenere un prodotto di relativo basso costo, contenente GRH da cui ricavare l'ITC
rafasatina, da addizionare a mangimi al fine di ridurre la tossicità di micotossine, in
particolare di ZEN, sono state preparate alcune decine di grammi di germogli liofilizzati di
due cultivar di rafano, R. sativus cv major e R. sativus cv Sango.
Tabella 2: Valutazione della percentuale di ITC prodotti per autoidrolisi di campioni di
germogli liofilizzati di rafano.
Autolisi in Acqua
Germogli liofilizzati Glucosinolati Totali ITC Totali prodotti Conversione (%)
(µmol/g s.s)
(µmol/g s.s)
Raphanus sativus
cv Daikon
Raphanus sativus
cv Sango
I semi di ogni campione sono stati sterilizzati in ipoclorito di sodio all'1% per alcuni minuti
e successivamente lavati ripetutamente con acqua sterile. I semi sono stati posti in un
germinatore VitaSeed SUBA & UNICO e innaffiati con acqua distillata ad intervalli
regolari di tempo di sei ore. I germogli al settimo giorno di crescita sono stati delicatamente
raccolti e liofilizzati. E' stata valutata la quantità di GLs mediante analisi HPLC in accordo
con il metodo ufficiale ISO 9167-1. Gli ITC bioattivi, rilasciati per autoidrolisi catalizzata
dalla mirosinasi endogena, dopo idratazione dei campioni vegetali liofilizzati, sono stati
determinati in accordo con il metodo di ciclocondensazione che si basa sulla reazione
quantitativa degli ITC con il 1,2-benzenditiolo (Kristensen M. et al., 2007). Il prodotto di
reazione, il benzo[d]-1,3-ditiolo-2-tione è stato analizzato mediante analisi HPLC. I risultati
sono riportati in Tabella 2.
CONCLUSIONI
L'elevata percentuale di rilascio per idrolisi enzimatica degli ITC bioattivi nei campioni di
germogli liofilizzati di rafano, maggiore del 95%, consentirà di proseguire nello studio
addizionando questi vegetali in quantità opportune a mangimi a base di cereali contaminati
da ZEN o da altre micotossine. Si potranno eseguire prove su animali da latte o da carne al
fine di verificarne l'impiego su vasta scala per ridurre la contaminazione e/o il danno
prodotto dalle micotossine.
BIBLIOGRAFIA - Barillari, J., Cervellati, R., Paolini, M., Tatibouët, A., Rollin, P., Iori,
R., 2005. Isolation of 4-methyltio-3-butenyl glucosinolate from Raphanus sativus sprouts
(Kaiware Daikon) and its redox properties. J. Agric. Food Chem. 53(26):9890-9896. (a)
Ben Salah-Abbès, J.B., Abbès, S., Ouanes, Z., Abdel-Wahhab, M.A., Bacha, H., Oueslati,
R., 2009. Isothiocyanate from the Tunisian radish (Raphanus sativus) prevents genotoxicity
of Zearalenone in vivo and in vitro. Mutat. Res. 677(1-2):59-65. (b) Ben Salah-Abbès,
J.B., Abbès, S., Abdel-Wahhab, M.A., Oueslati, R., 2009. Raphanus sativus extract protects
against Zearalenone induced reproductive toxicity, oxidative stress and mutagenic
alterations in male Balb/c mice. Toxicon 53(5):525-533. Fahey, J.W., Zalcmann, A.T.,
Talalay, P., 2001. The chemical diversity and distribution of glucosinolates and
isothiocyanates among plants. Phytochemistry 56(1):5-51. Fahey, J.W., Haristoy, X.,
Dolan, P.M., Kensler, T.W., Scholtus, I., Stephenson, K.K., Talalay, P., Lozniewski, A.,
2002. Sulforaphane inhibits extracellular, intracellular, and antibiotic-resistant strains of
Helicobacter pylori and prevents benzo[a]pyrene-induced stomach tumors. Proc. Natl.
Acad. Sci. 99(11):7610-5. Halkier, B.A., 1999. Glucosinolates. In Naturally Occurring
Glycosides: Chemistry, Distribution and Biological Properties (Ikan, R., ed). New York:
John Wiley & Sons, pp.193-223. Heiss, E., Herhaus, C., Klimo, K., Bartsch, H., Gerhäuser,
C., 2001. Nuclear Factor κB is a molecular target for sulforaphane-mediated anti-
inflammatory mechanisms. J. Biol. Chem. 276(34):32008-32015. Kristensen M.,
Krogholm K.S., Frederiksen H., Duus F., Cornett C., Buegel S.H., Rasmussen S.E., 2007.
Improved synthesis methods of standards used for quantitative determination of total
isothiocyanates from broccoli in human urine, J. Chromatogr. B, 852:229-234. Luciano,
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its antimicrobial action against Escherichia coli O157:H7. Int. J. Food Microbiol. 131(2-
3):240-245. Montaut, S., Barillari, J., Iori, R., Rollin, P., 2010. Glucoraphasatin:
chemistry, occurrence and biological properties. Phytochemistry 71(1):6-12. Visentin, M.,
Tava, A., Iori, R., Palmieri, S., 1992. Isolation and identification of trans-4-(methyltio)-3-
butenyl glucosinolate from radish roots (Raphanus sativus L.). J. Agric. Food Chem.
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human exposure and mechanism of action: Mutat. Res. 555(1-2):173-190.
UTILIZZO DELL'ESTRATTO DI NEEM CAKE
(AZADIRACTHA INDICA) IN ACQUACOLTURA
BIOLOGICA: PRIME VALUTAZIONI SU UN POSSIBILE
IMPIEGO COME ANTIPARASSITARIO
E. Guandalini1, S. Gridelli2, M. Nicoletti3
1Istituto Superiore di Sanità-DSPVSA
2Acquario "Le Navi" di Cattolica
3Dip. Farmacologia, Università degli Studi di Roma, Sapienza
E' stato testato l'estratto di neem cake (Azadiractha indica) su stadi giovanili di orata
(Sparus aurata) e di spigola (Dicentrarchus labrax) con l'obiettivo di verificare la
tollerabilità del prodotto e l'eventuale azione contro i diversi ectoparassiti dei pesci. Nella
prima fase di sperimentazione, sono state somministrate quattro differenti concentrazioni
dell'estratto di neem cake, 2-4-8-16 mg/l, per 5 giorni consecutivi a gruppi di 20 orate e di
20 spigole per ogni concentrazione.
La sostanza è risultata ben tollerata dai pesci a tutte le concentrazioni e non sono stati
osservati effetti collaterali o tossici. Nella seconda fase di sperimentazione, si è testato il
prodotto su un focolaio di infezione causato da Neobenedenia melleni (Capsalidae),
parassita monogeneo, che aveva colpito pesci di un bioparco marino, dei Platax pinnatus.
È stata impiegata la concentrazione di 8 mg/l dell'estratto di neem cake su 5 Platax (peso
medio 250 g).
Il trattamento è durato 5 giorni. In questo primo test, si è potuto rilevare senza alcun
dubbio che la sostanza ha determinato un blocco nello sviluppo degli stadi giovanili di
Neobenedenia durante il periodo di trattamento.
Parole chiave: neem cake (Azadiractha indica), acquacoltura, ecto parassiti pesci.
Use of the neem cake (Azadiractha indica) for Aquaculture: a preliminary investigation
as anti-parasites. Neem cake extract (Azadiractha indica) has been tested on fingerlings of
seabream (Sparus aurata) and seabass (Dicentrarchus labrax) in order to determine the
potential activity against fish ectoparasites (Oodinium sp., Gyrodactylus sp., Trichodina
sp., Benedeniella sp.). Neem cake extract contains several complex nortriterpenoids, with
predominant components as azadirachtin, azadirachtin B, nimbin, salannin, that have
proved to have insecticide, anti-fungal and anti-bacterial properties. In the first
experimental phase, we used four different concentrations of neem cake extract for
immersion therapy: 2-4-8-16 mg/l. Each concentration has been administered on groups of
20 seabream and 20 seabass for five consecutive days. In the second experimental phase,
the neem cake extract was tested on Platax pinnatus infested with monogenean parasites,
Neobenedenia melleni (Capsalidae). A group of 5 Platax (average weight of 250 g) has
been treated with a concentration of 8 mg/l/day for five days. In this investigation we
observed that neem cake extract was effective in term of inhibit the young stage of this
monogenean parasites during treatment time.
Le patologie ittiche, ancora oggi, possono costituire un rischio per gli allevamenti ittici
determinando problemi nella gestione sanitaria dell'azienda e, talvolta, causare perdite del
prodotto. Gli interventi terapeutici o di profilassi, con farmaci veterinari autorizzati, non
sono sempre sufficienti ed efficaci per le diverse patologie ittiche. Nella maggior parte dei
paesi comunitari non è elevato il numero di sostanze veterinarie ufficialmente registrate per
l'uso in acquacoltura. In Italia, risultano registrate solo 5 antimicrobici (clortetraciclina,
ossitetraciclina, amoxicillina, flumequina, sulfadiazina+trimetropim) e 1 disinfettante
(bronopol). Nessun principio registrato ad azione antiparassitaria e nessun anestetico
(Guandalini, 2003). Oltre a queste difficoltà , si osserva una crescente sensibilità, da parte
dei media e dell'opinione pubblica, verso le problematiche di impatto ambientale dovute
alla dispersione di sostanze farmacologicamente attive nell'ecosistema acquatico e sulla
sicurezza degli alimenti relativamente alla concentrazione di residui chimici nei tessuti
degli organismi acquatici allevati. In questo quadro, appare utile prendere in considerazione
nuovi approcci terapeutici attraverso ricerche atte ad individuare principi attivi provenienti
da piante ed estratti vegetali. Questa impostazione viene anche sollecitata nel Reg. CE
n.710/2009 relativo all'acquacoltura biologica, dove si invita (art.25), qualora dovesse
insorgere un problema sanitario, a ricorrere a trattamenti veterinari con sostanze di origine
vegetale, animale o minerale in diluizione omeopatica; a piante ed estratti vegetali; a
oligoelementi, immunostimolanti o probiotici (Reg. Ce. N.710/2009; Guandalini e Hull,
2009). Il neem cake è il residuo finale del processo di pressatura dei frutti di Azadiractha
indica, da cui si ricava l'olio di neem. Si tratta essenzialmente di un sottoprodotto, ma sta
incontrando interesse commerciale come fertilizzante. Tra i componenti principali presenti
nell'olio di neem, i nortriterpeni noti come azadiractine, tra cui azadiractina, azadiradione,
salannina e nimbina, la cui azione insetticida e antimicrobica è stata ampiamente dimostrata
in numerosi studi (Awad, 2003; Mulla, 1997; Nicoletti et al., 2010). Tuttavia la
composizione percentuale relativa è totalmente diversa e vi è una rilevante presenza di altre
sostanze. A nostra conoscenza non sono stati pubblicati studi sull'attività di questo prodotto
per applicazioni in acquacoltura.
MATERIALI E METODI
Il Neem cake utilizzato è stato soggetto a ripartizione acetato di etile/acqua. La fase
organica ottenuta ha rivelato tre principali componenti: 1) una componente lipidica,
contenente acidi grassi e derivati trigliceridi; 2) una componente ricca di composti
aromatici, visibili all'UV e che all'analisi RMN ha premesso di evidenziare la presenza di
una struttura comune policiclica; 3) una componente priva di reazione all'UV, ove si
trovano nor-triterpeni, tra cui le azadiractine, che svolgono l'azione pesticida e
antimicrobica più marcata. In questa prima fase di sperimentazione è stata valutata la
tollerabilità del prodotto somministrato, consistente nell'estratto con acetato di etile,
addizionato con una piccola quantità di tween per aumentarne la solubilità, a diverse
concentrazioni su stadi giovanili di spigole ed orate in allevamento. In una avannotteria di
un impianto di allevamento di specie marine, sono state utilizzate 6 vasche circolari tronco-
coniche in resina da 500 l. Due vasche contenevano 20 orate, 2 vasche 20 spigole, una
vasca come controllo per le orate ed 1 vasca come controllo spigole. Sono state testate 4
concentrazioni dell'estratto di neem cake: 2-4-8-16 mg/l. Ogni concentrazione veniva
somministrata in due frazioni/giorno. Il periodo di somministrazione dell'estratto è stato di
5 giorni consecutivi. Il tempo di esposizione dei pesci alle concentrazioni piene è stato di
45 minuti (chiusura dell'acqua in entrata). Alle concentrazioni 2 e 4mg/l sono state
utilizzate orate e spigole che pesavano in media 15 g/pz. Alle concentrazioni 4 e 8mg/l il
peso dei pesci era di circa 40 g/pz. Nella seconda fase di sperimentazione, è stato testato il
prodotto su un focolaio di infezione causato da Neobenedenia melleni (Capsalidae),
parassita monogeneo, che aveva colpito pesci di un grande acquario marino. I pesci
infestati erano dei Platax pinnatus(Ephippidae). È stata impiegata la concentrazione di 8
mg/l dell'estratto di neem cake su 5 Platax (peso medio 250 g) trasferiti in appositi acquari.
Il tempo di trattamento è stato di 5 giorni.
RISULTATI E CONCLUSIONI
I test per verificare la tollerabilità sui pesci dell'estratto di neem cake alle diverse
concentrazioni (2-4-8-16mg/l) sono risultati positivi, non avendo rilevato fenomeni di
tossicità acuta o reazioni avverse o anomale nei pesci durante i trattamenti. Va peraltro
considerato che le orate e le spigole utilizzate nei test erano stadi giovanili e quindi
particolarmente sensibili ad esposizioni di sostanze estranee. Inoltre, le concentrazioni di 8
e 16 mg/l sono da considerarsi significativamente alte, se paragonate alle concentrazioni di
altri principi attivi generalmente impiegati in acquacoltura. Nella prima prova di efficacia
sull'ectoparassita Neobenedenia melleni che infestava dei Platax pinnatus si è potuto
osservare senza alcun dubbio che la sostanza ha determinato un blocco della crescita e di
sviluppo degli stadi giovanili del parassita durante il periodo di trattamento. Evidentemente
le componenti presenti nell'estratto del neem cake riescono ad interferire su qualche
meccanismo fisiologico del parassita che dovrà essere appropriatamente studiato. Questi
parassiti monogenei si attaccano sulla pelle, sulle pinne e sulle branchie dei pesci. Secondo
il grado di infestazione il pesce può diventare letargico, nuotare sulla superficie, strofinarsi
sul fondo della vasca e perdere appetito. I soggetti giovani sono più sensibili. La perdita di
peso e infezioni secondarie da parte di batteri opportunisti possono concorrere a esiti letali
dei soggetti parassitati (Colorni, 1994; Deveney et al., 2000; Whittington, 2004). Al
momento, in Italia, secondo la normativa vigente, non ci sono farmaci veterinari o
disinfettanti ufficialmente registrati per trattamenti antiparassitari sui pesci. Tale vuoto
potrebbe spingere molti operatori a far ricorso a sostanze disinfettanti non autorizzate.
Questa prima fase di studio sulla tollerabilità ed efficacia dell'estratto del Neem cake, ha
fornito interessanti risultati e incoraggia a continuare questa ricerca, estendendo la
sperimentazione ad altri parassiti dei pesci che più frequentemente possono colpire gli
allevamenti ittici come Oodinium sp., Gyrodactylus sp., Trichodina sp.
BIBLIOGRAFIA - Awad, O.M., 2003. Operational use of neem oil as an alternative
anopheline larvicide. Part B: environmental impact and toxicological potential. Who
Eastern Mediterranean Health Journal 9(4): 637-645. Colorni, A., 1994. Hyperparasitism
of Amyloodinium ocellatum (Dinoflagellida:Oodinidae) on Neobenedenia melleni
(Monogenea:Capsalidae).Dis. of Aquatic Organisms, 19:157-159. Deveney, M.R.,
Chisholm, L.A., Whittington I.D., 2001. First publishes record of the pathogenic
monogenean parasite Neobenedenia melleni (Capsalidae) from Australia. Diseases of
Aquatic Organisms, 46:79-82.Guandalini, E., 2003. Farmaci e disinfettanti utilizzabili in
acquacoltura in Italia e nei paesi UE (Reg.CE n.2377/90). Monografia, Ed.API, 1-54.
Guandalini, E., Hull, V., 2009. Potenzialità e limiti delle medicine non convenzionali
(MNC) nella gestione sanitaria degli impianti di acquacoltura. "L'importanza delle piante
medicinali in zootecnia:mercato, prospettive, nuove applicazioni" Quaderni ZooBioDi, 44-
50.XXI Salone Internazionale del Naturale 10-13/09/09-Bologna. Mulla,M.S., & Su,T.,
1999. Activity and biological effects of neem products against arthropods of medical and
veterinari importance. Journal of American Mosquitoes Control Association, 15(2):133-
152. Nicoletti,M., Serafini, M, Aliboni,A., D'Andrea, A., Mariani, S., 2010. Toxic effects
of neem cake extracts on Aedes albopictus (Skuse) larvae. Parasitology Res., 17(1):89-95.
Whittington, I.D., 2004. The Capsalidae (Monogenea): a review of diversity, classification
and phylogeny with a note about species complexes. Folia Parasitologica, 51:123-130.
UTILIZZO DEL PANNELLO DISOLEATO E DELL'OLIO
DI SEMI DI CANAPA IN ACQUACOLTURA BIOLOGICA
G. Grassi1a, P. Rema2, K. Pedrosa2, J. Dias3, P. Del Serrone1b
1 Consiglio per la Ricerca e la sperimentazione in Agricoltura: (a) Dip. Trasformazione e
Valorizzazione delle Colture Industriali; (b) Dip. Biologia e Produzione Animale.
2 CIIMAR-CIMAR L.A., Centro Interdisciplinar de Investigação Marinha e Ambiental and
Universidade de Trás-os-Montes e Alto Douro, Quinta dos Prados, Vila Real, Portogallo
3 SPAROS Lda. & CCMAR-CIMAR L.A., Centro de Ciências do Mar, Università di
Algarve – Campus Gambelas, Faro, Portogallo
La farina e l'olio di semi di canapa (Canapa sativa L.) sono stati utilizzati come ingredienti
alternativi alla farina e all'olio di pesce nella dieta del novellame di rombo (Scophthtalmus
maximus L.).Quattro diete isoproteiche (proteina grezza, 50% S.S.) e isolipidiche (15%
S.S.) sono state formulate in cui la farina e l'olio di pesce sono stati sostituiti,
rispettivamente, con il 40% e 44% di farina disoleata e olio.
Ogni dieta sperimentale è stata testata su due vasche per un periodo di 77 giorni di
allevamento utilizzando un gruppo omogeneo di novellame di rombo. I pesci alimentati con
la dieta a base di prodotti di canapa hanno mostrato un valore di efficienza nutrizionale
superiore (P < 0,5%) rispetto al gruppo di pesci alimentato con la dieta standard.
Nei campioni di filetti di pesce ottenuti con le tre diete a base di canapa il livello di -9-
tetraidrocannabinolo (THC), valutato in HPLC, ha presentato un valore inferiore al limite
di rilevamento rappresentato da 1 mg kg-1.
Parole chiave: acquacoltura biologica, rombo, fonti proteiche alternative, canapa.
The use of defatted cake of hemp in organic aquaculture. The hempseed meal and
hempseed oil (Canapa sativa L.) were used as alternative ingredients to fishmeal and fish
oil in diets for juvenile turbot (Scophthtalmus maximus L.). Four isoproteic (crude protein,
50% DM) and isolipidic (15% DM) experimental diets were formulated where both
fishmeal and fish oil were concomitantly replaced at 40 and 44% levels by hempseed meal
and hempseed oil. Each dietary treatment was tested in duplicate tanks over 77 days of trial
on homogeneous groups of juvenile turbots. Fish fed diets with hempseed meal and/or oil
showed significantly higher feed efficiency values (P < 0.05) than those fed with the control
diet. The levels of -9-tetrahydrocannabinol (THC) were measured by HPLC in muscle
samples from all treatments derived from the three diets made with hemp products and the
values were below the detection limit of 1 mg kg-1.
Keywords: organic acquaculture, turbot, alternative vegetable protein; hemp.
Nel 2008, la produzione mondiale della pesca e dell'acquacoltura ha raggiunto i 141,6
milioni di tonnellate, Ma mentre la pesca si è stabilizzata intorno ai 90 milioni di tonnellate,
l'acquacoltura è cresciuta del 2,5% raggiungendo i 51,6 milioni di tonnellate (FAO, 2009;
Staples, and Funge-Smith, 2009). Nelle ultime decadi la produzione è passata da 24,4
milioni di t nel 1995 ai 52 milioni di t nel 2008, con una crescita di circa il 6% per anno e
con un contributo del 36% del totale delle produzioni ittiche. Sempre sulla base delle stime
FAO, il 43% del pesce destinato al consumo umano è di allevamento. Questo dato è
rilevante tenuto conto che entro il 2030, riguardo alla crescita della popolazione mondiale,
saranno necessari ulteriori 40 milioni di organismi.
Nel 2006 l'acquacoltura ha utilizzato 3,06 milioni di tonnellate (56%) della produzione
mondiale di farina di pesce e 780.000 tonnellate (87%) della produzione totale di olio di
pesce, da ciò si comprende come l'allevamento di specie ittiche carnivore, al quale va oggi
il 12% del pescato mondiale, sia diventato un problema ambientale e sociale.
Oltre il 50 % dell'impiego di olio di pesce del settore è stato assorbito dagli allevamenti di
salmone. E' urgente un uso più efficiente dei mangimi e l'individuazione di complementi di
proteine alternative, magari di origine vegetale. l'UE per rispondere alle esigenze
contrastanti della domanda crescente di prodotti ittici da parte dei consumatori e della
diminuzione delle risorse naturali della pesca, punta con decisione ad un'acquacoltura il più
possibile sostenibile. L'impatto della nuova normativa per l'acquacoltura biologica sul piano
produttivo e commerciale, anche se difficile da stimare, sarà sicuramente rilevante,
soprattutto nel giro di qualche anno. Per l'Italia, l'acquacoltura biologica sarà un settore da
sostenere e valorizzare, anche per creare nuove imprese e dare nuove fonti di reddito ad
allevamenti già esistenti, che potrebbero vedere valorizzata la propria produzione proprio
grazie alla certificazione biologica. Il regolamento n.710/2009 affronta tutti gli aspetti
dell'allevamento degli animali: dall'origine degli animali alle norme di allevamento, dalla
riproduzione all'alimentazione, dalle norme specifiche per alcuni animali, come i molluschi,
agli aspetti della profilassi e dei trattamenti veterinari, un aspetto particolarmente delicato
in acquacoltura. Il Comitato agricoltura biologica SCOF dell'Unione Europea ha approvato
il regolamento di attuazione integrativo al Regolamento 889/08/CE sull'Acquacoltura
biologica. Su queste premesse, ICEA ha attivato un nuovo schema di certificazione
volontaria che prende a riferimento il disciplinare che l'Associazione Italiana Agricoltura
Biologica ha da poco redatto, disciplinando gli allevamenti in vasche a terra e la
maricoltura. Recentemente, presso il Centro di Scienze Marine (CCMAR) dell'Università
di Algarve, Portogallo, sono stati condotti esperimenti sull'idoneità dell'olio e della farina
ottenuti dai semi di canapa per la preparazione di mangimi destinati all'allevamento di stadi
giovanili di pesci di mare (rombo). I risultati hanno dimostrato che la sostituzione di una
quantità di circa il 40% dei derivati del pesce olio e farina nel mangime standard con i
derivati della canapa ha apportato un evidente vantaggio sia in termini qualitativi sia
quantitativi nell'allevamento. In Europa il seme della canapa comincia ad essere oggetto di
attenzione di aziende che operano in Francia, Germania e Romania, mentre in Italia solo
negli ultimi tempi si è riscontrato qualche preliminare esperimento di impiego. L'ostacolo è
quello di stabilire i contenuti massimi ammessi della molecola psicotropa THC che risulta
bandita da ogni prodotto dalla D.P.R. 309/90. Solo nel 2009 sono stati recepiti gli studi e le
decisioni prese negli altri Paesi europei sui limiti ammessi e per questo il seme e l'olio
derivati dalla canapa sono ammessi al consumo umano anche come componenti di
integratori alimentari.
La coltivazione della canapa sta sempre più dimostrando quanto utile potrebbe essere il suo
impiego in una rotazione per il controllo dell'infestazione da malerbe, come coltura a
richiesta limitata di in-put chimici o energetici e di facile produzione in regime di
agricoltura biologica o biodinamica. In questa prospettiva tutti i suoi derivati, ed in
particolare il seme ed il suo olio, possono essere inseriti in filiere a conduzione biologica
anche al fine del miglioramento del benessere animale. In quest'ottica si è impostata una
ricerca finalizzata a valutare l'idoneità dell'olio di semi ed il relativo pannello disoleato di
canapa nella preparazione dei mangimi destinati all'alimentazione degli allevamenti ittici.
MATERIALI E METODI
Le varietà di canapa ammesse alla coltivazione nell'EU sono incluse in un elenco inserito
nel Reg. EU. 796/2004 e tutte devono rispettate il limite massimo dello 0,2% di THC.
Il campione di olio e farina di pannello disoleato di semi di canapa è stato recuperato dal
mercato e su questi campioni sono stati rilevati i principali parametri qualitativi che li
distinguevano (tabella 1). I due co-prodotti derivati dall'estrazione per pressione a freddo
dal seme di canapa sono stati utilizzati nella preparazione di tre diversi mangimi destinati
all'alimentazione di stadi giovanili del rombo. Le modifiche alla miscela standard, in cui le
componenti proteiche e lipidiche prevalentemente sono derivate dal pesce, sono state
sostituite dai prodotti ottenuti dal seme di canapa come riportato in tabella 2. Le tre nuove
formulazioni sono state confrontate con il mangime standard nell'alimentazione di due
gruppi omogenei di 15 pesci ciascuno del peso medio iniziale di 27,5 g, allevati in due
distinte vasche con lo stesso trattamento, per un ciclo complessivo di 77 giorni. Le vasche
del volume complessivo di 60 litri erano riempite con acqua di mare che era stata filtrata
attraverso un filtro di sabbia e fatta passare attraverso un riscaldatore che garantiva un
intervallo di temperatura di 18-19°C. Al termine del periodo di prova i pesci sono stati
pesati ed una frazione dei filetti ottenuti da un campione di 10 esemplari è stato sottoposto
ad analisi per appurare se nel muscolo dei pesci si fosse accumulato la sostanza psicotropa
Tabella 1: Composizione dei co-prodotti del seme di canapa impiegati
nella preparazione dei mangimi.
Parametro
Pannello disoleato
Olio di semi
Proteina grezza %
Valore energetico MJ kg-1
Acidi grassi (% del totale)
C18: 1n-9; Oleico
C18: 2n-6; Linoleico
C18: 3n-6; γ-linolenico
C18: 3n-3; α-linolenico
Aminoacidi (% s.s.)
1,33
2,05
1,07
0,38
0,12
0,89
-
1,56
Tabella 2: Formulazione dei mangimi impiegati nella prova
Ingrediente (%)
CPSP-G, idroliz.
Farina di canapa
Glutine di grano
MCP (Sali)
Chiave: F = farina; P = pesce; O = olio; C = canapa.
a Sostituzione del 40% della farina di pesce
ab Sostituzione: del 44% dell'olio di pesce
RISULTATI
Il confronto della dieta standard (FPOP) con le preparazioni integrate con farina di semi di
canapa e olio di canapa ha aumentato significativamente (per P > 0,05) il parametro
dell'aumento di peso FBW (Final Body Weight), l'indice DGI (Daily Growth Rate) e il FE
(Feed Efficency). Il parametro ADC (Apparent digestibility coefficient) delle proteine non è
stato influenzato dai diversi mangimi. Per quanto riguarda la composizione complessiva dei
filetti di pesce al termine del periodo di prova, il contenuto proteico non differiva
significativamente nelle diete somministrate, mentre il livello dei grassi era statisticamente
significativo nei pesci alimentati con le diete che contenevano olio di canapa (FPOC e
FCOC), tabella 3. Il profilo degli acidi grassi contenuti nei filetti di pesce al termine della
prova riproduceva l'andamento caratteristico delle diete utilizzate, mentre nel filetto il
valore del TBARS (Thiobarbituric Acid Reactive Substance) non era influenzato dai diversi
trattamenti. L'elemento che più condiziona l'impiego dei derivati della canapa è il THC e
nella prova in oggetto, nei filetti di pesci analizzati con il metodo HPLC non è stata rilevata
traccia della molecola nonostante il livello di sensibilità del metodo sia molto basso (1,0
Tabella 3: indici di produttività delle diete in prova.
Trattamento
Medie di 2 gruppi di 15 soggetti e le lettere diverse indicano medie significativamente diverse per P > 0,05; FBW = Peso corporeo finale (g); DGI = indice di crescita giornaliero; FE = Efficienza nutritiva; PER = Indice di efficienza proteica; N Gain = assorbimento di azoto (mg/kg g/day).
CONCLUSIONI
Per quanto riguarda i mangimi, in acquacoltura sono ammesse anche materie prime di
origine vegetale per cercare di ridurre i costi. Attualmente, le principali fonti proteiche di
origine vegetale sono le farine ottenute dall'estrazione dell'olio dai semi di oleaginose. La
più utilizzata è sicuramente la farina di estrazione di soia per il limitato contenuto di fibra,
l'elevata digeribilità della sua proteina (superiore all'86%) ed il profilo aminoacidico . Ma,
la presenza di fattori anti nutrizionali, quali gli inibitori di tripsina e chimitripsina (inattivati
con processi termici, ma comunque potenzialmente residuabili) ed al contenuto di acidi
fitici, fattori riducenti della disponibilità di zinco, che possono causare anche una riduzione
della digeribilità della proteina, unitamente alla scarsa appetibilità, limitano l'inclusione
nella dieta solo al 25%. Un'altra materia prima utilizzata nell'alimentazione dei salmonidi è
la farina d'estrazione dei semi di cotone. Tale farina ha una discreta appetibilità ed essendo
anch'essa un'ottima fonte proteica potrebbe essere facilmente impiegata per la
formulazione di mangimi per l'acquacoltura. Ma a causa della presenza del gossipolo, un
principio tossico, ed essendo carente in lisina e metionina, la sua inclusione nei mangimi
deve essere molto ben valutata e comunque mai superiore al 15%. Queste materie prime
sembrano poter offrire solo una soluzione parziale al problema della sostituzione delle
farine di pesce con materie proteiche di origine vegetale. Per l'alimentazione, il
regolamento ricorda che i regimi alimentari devono perseguire tre priorità: salute degli
animali; buona qualità del prodotto, anche dal punto di vista della composizione
nutrizionale che deve conferire un'ottima qualità al prodotto finale commestibile; scarso
impatto ambientale. Inoltre, si prevede l'uso di mangimi privi di Ogm, a garanzia del
consumatore ed equilibrati rapporti nutrizionali a garanzia della salvaguardia della specie.
La salubrità dei prodotti della canapa è garantita dal fatto che per la sua coltivazione non
sono richiesti trattamenti chimici e la sua coltivazione si adatta perfettamente al regime di
agricoltura biologica. Questa importante condizione fa assumere ai derivati della canapa un
ruolo importante nella futura acquacoltura biologica. I due derivati della canapa olio e
farina di pannello disoleato in particolare, possono trovare utile applicazione nella
preparazione di mangimi destinati all'allevamento di novellame di pesci di rombo, dato che
sono risultati superiori per molti parametri di efficienza rispetto a quelli ottenuto con una
dieta standard preparata con i derivati del pesce (olio e farina). Mentre l'olio di semi di
canapa ha come primo mercato quello più remunerativo dell'alimentazione umana, il
pannello di estrazione che residua dall'estrazione dell'olio può trovare un valore
economicamente accettabile nel caso della preparazione di mangimi nel settore della
itticoltura tenuto conto anche del fatto che è una delle poche fonti proteiche di origine
vegetale in cui la presenza di OGM è assolutamente da escludere perché non sono al
momento disponibili varietà di canapa di questo tipo.
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STUDIO DELLA VARIABILITÀ DELLA
COMPOSIZIONE CHIMICA E DELL'EFFETTO
INSETTICIDA DI DIVERSI TIPI DI NEEM CAKE
M. Nicoletti¹, A. D'Andrea2 S. Mariani2
¹ Dipartimento di Fisiologia e Farmacologia, Dipartimento di Biologia Vegetale,
Università degli Studi di Roma Sapienza
²Unità Tecnica UTAGRI – ENEA, C.R.Casaccia - Roma
Dall'albero della Azadiractha indica (A. Juss), volgarmente noto come Neem, si ottiene,
mediante spremitura dei semi, l'olio di neem, il quale è molto utilizzato soprattutto
nell'industria cosmetica e dei saponi. Il neem cake è il sottoprodotto di scarto del processo
di estrazione dell'olio di neem, ma esistono differenti tipologie di neem cake in funzione
delle molteplici metodologie di estrazione dell'olio. Scopo della attività sperimentale
descritta è di verificare l'esistenza di variabilità nella composizione chimica del prodotto e
nel contempo verificarne anche la variabilità dell'attività insetticida, mediante una
sperimentazione in vitro condotta, come modello, su uova e larve di zanzara tigre. A tal
fine sono state analizzate 6 differenti partite di neem cake, commercializzate da diverse
ditte sia indiane che europee.
Parole chiave: Neem cake, Aedes albopictus, zanzara tigre, Azadirachta indica
Evaluation of insecticidal activity of different types of Neem cake, in function of
chemical profile variations of different samples. The aim of this work is to show the results
obtained by analyzing the chemical profiles and evaluating the insecticidal activity of
different samples of Neem-cake. In the first part of the report one provides information on
Neem-cake, a by-product of industrial production of oil from the seeds of Neem
(Azadirachta indica A. Juss.), on the different extraction processes and the different types
of products on the market. Then one shows that the biological activity on the model-insect
tiger mosquito (Aedes albopictus Skuse, Diptera: Culicidae) is exercised only by Neem
cake samples corresponding to a specific TLC profile. The results allow, by means the TLC
profile, to determinate if the a Neem cake is suited to use as bio-insecticide in agriculture
and organic farming.
Azadirachta indica A. Juss (Meliacee) è un albero originario dell'India che presenta una
vasta ed interessante gamma di utilizzi. Cresce spontaneamente nel subcontinente indiano e
nel sud-est asiatico, dall'Indonesia all'Iran. Importanti impianti di coltivazione sono stati
ultimamente effettuati in Cina e l'essenza è stata importata anche nel continente africano
per combattere i processi di desertificazione. Nella medicina tradizionale indiana
ayuervedica viene utilizzato per curare molteplici malattie e gli viene attribuito lo status di
albero farmacia del villaggio. La Comunità Scientifica Internazionale, alla luce dell'enorme
mole di risultati che avvalorano le proprietà medicinali del Neem, lo include nel novero
delle prime dieci piante da studiare e da utilizzare per lo sviluppo ecosostenibile del pianeta
e per la salute degli esseri viventi. Dalla spremitura meccanica del seme della pianta si
ottiene un olio, che rappresenta il prodotto commercialmente più importante, e che viene
utilizzato nella industria cosmetica, per produrre saponi ed altri prodotti utilizzati nella
medicina tradizionale indiana, nonché per la produzione di prodotti insetticidi che sono
utilizzati largamente in tutto il mondo. Il sottoprodotto di scarto del processo di spremitura
dell'olio, il neem-cake, viene attualmente utilizzato come fertilizzante organico. La sola
India ha una potenziale annuo di 80.000 tonnellate di olio e 330.000 tonnellate di neem-
cake ottenuti da 14 milioni di piante che crescono spontanee. Il neem cake è un prodotto
pertanto di bassissimo costo e disponibile in grandi quantità sul mercato che viene
commercializzato come fertilizzante del terreno. L'obiettivo del Progetto "Bluetongue-
Biocontrol", finanziato dalla Regione Lazio, terminato nel dicembre 2006, è stato una
innovativa ed interessante valorizzazione del Neem-cake. In particolare il fitoestratto
isolato esercita una attività insetticida contro le larve di Aedes albopictus, la cosiddetta
zanzara tigre, dieci volte più elevata se paragonata con l'attività prodotta da soluzioni di
azadiractina, il metabolita secondario, derivato dal Neem, più studiato per le sue proprietà
bio-insetticide (Nicoletti 2010). La commercializzazione del neem cake, generalmente
proveniente dall'India, nel mercato europeo è già una realtà poiché è ammesso il suo uso
come fertilizzante ed integratore in mangimi in agricoltura e zootecnia biologica, in accordo
con l'attuale legislazione. Il controllo di qualità del prodotto, per ora, prevede solo un
etichettatura che attesti il contenuto di N, K, P e l'indicazione se si tratta di un prodotto
oiled o deoiled a seconda del tipo di processo di estrazione (solo cold-pressed o cold-
pressed seguito da estrazione con solvente organico). L'uso insetticida dei prodotti da neem
ci ha spinto a studiare ulteriormente l'attività del neem cake o dei suoi estratti nei confronti
della zanzara tigre. I primi avvistamenti di zanzara tigre in Italia risalgono a metà anni '90 e
da allora è dilagata. La zanzara tigre è molto aggressiva, punge l'uomo, ma anche uccelli ed
altri animali, costituisce ormai una noiosa piaga sociale, ma anche un vettore di malattie. La
zanzara tigre può passare il verme parassita della Dirofilaria immitis a cani e gatti, oltre che
in rari casi all'uomo. Il parassita vive nella zona cardiaca e nel cuore stesso, causando gravi
infezioni che possono addirittura portare alla morte dell'animale. Il trattamento della
malattia non è senza rischi. Di solito l'uomo non è l'oste naturale del parassita, ma sono noti
dei casi in cui pure l'uomo è stato infettato.
M ATERIALI E M ETODI
1) Alleva mento di Aedes albopictus
Una popolazione di Aedes albopictus (Skuse) (Diptera: Culicidae) proveniente da uova
raccolte in campo nell'estate 2010, nel comune di Anguillara Sabazia (RM), è stata allevata
in una cella termostatata mantenuta alla temperatura di 26C°, con umidità relativa del 70-80
%, con un fotoperiodo fissato a 14 ore di luce e 10 ore di oscurità.
Al 5° giorno successivo al pasto di sangue, somministrato mediante topolini anestetizzati, le
femmine gravide pronte per deporre le uova, venivano lasciate deporre. A tale scopo
venivano poste nelle gabbie delle vaschette di plastica da 50 ml riempite con acqua piovana
sul fondo. Le pareti delle vaschette venivano internamente ricoperte con della carta bianca
increspata utile come sito di ancoraggio per le uova. Nei Test 1 e 2 sono state utilizzate
uova di 7giorni di età lasciate essiccare per 24 ore prima dell'utilizzo. Nel Test 3 sono state
utilizzate larve di III e IV età.
2) Preparazione delle soluzioni acquose
I Test condotti per misurare gli effetti biologici di soluzioni acquose di neem cake su uova e
larve di A. albopictus sono stati messi appunto utilizzando, come solvente, acqua stagnante
contenuta in vasche ricche materiale vegetale e terra, un ambiente adatto allo sviluppo di un
plancton naturale, costituito da batteri alghe e protozoi di cui le larve si nutrono.
I campioni di Neem cake utilizzati sono stati i seguenti:
Campione
Tipologia
Neem cake da Green Neem 2009
Neem cake da Neem Italia Az/4 N 3%
Neem cake aza 0,1% da Neem Italia
Deoiled Neem cake da Medors
Oiled Neem cake da Medors
Neem cake da Green Neem 2006
TEST 1: Valutazione dell'effetto su larve I età lasciate schiudere in soluzione sterile
per ultrafiltrazione. 3 g di ognuna delle 6 tipologie di neem cake sono stati lasciati a
macerare in 80 ml di acqua. Le soluzioni sono state mantenute nella camera di crescita a 28
C° in oscurità per una settimana. Al settimo giorno la soluzione acquosa è stata filtrata,
prima con normale carta da filtro, e successivamente sono stati utilizzati filtri professionali
da HPLC con pori da 20 μm. Per ogni campione sono state allestite tre repliche costituite da
contenitori con tappo a vite, in ogni replica sono state messe a schiudere 20 uova di zanzara
TEST 2: Valutazione dell'effetto su larve di I età lasciate schiudere in soluzione ricca
di plancton e nutrienti. 3 g di ognuna delle 6 tipologie di neem cake sono stati lasciati
macerare in 40 ml di acqua. Le soluzioni sono state mantenute nella camera di crescita a 28
C° in oscurità per una settimana. Al settimo giorno la soluzione stata filtrata con carta da
filtro WHATMAN grado 41 (ritenzione delle particelle 22-25 μm). Il filtrato ottenuto è
stato portato ad un volume doppio aggiungendo pari volume di acqua con placton naturale.
Per ogni campione sono state allestite tre repliche costituite da contenitori con tappo a vite,
in ogni replica sono state messe a schiudere 20 uova di zanzara tigre.
TEST 3: Valutazione della stabilità dell'effetto su larve di IV età in acqua ossigenata e
ricca di plancton. Al decimo giorno dalle provette del Test 2 sono stati prelevati 5 ml di
soluzione ed è stata allestita una nuova serie di provette da 5 ml; in ognuna di esse sono
state trasferite dal vascone di allevamento 5 larve di III-IV età.
3) Allestimento test
I test relativi agli effetti biologici di estratti di neem cake su A. albopictus sono stati
condotti in una cella di allevamento mantenuta ad una temperature di 26 ± 1°C, il 70-80 %
di umidità relativa (RH) e con un fotoperiodo fissato a 14 ore di luce e 10 ore di oscurità. Il
Test 1 ed il Test 2 sono stati condotti partendo da uova di zanzara tigre che avevano
completato il loro sviluppo embriologico .Sono state utilizzate 20 uova di A. albopictus che
sono state immerse nelle sospensioni. Il Test 3 è stato effettuato utilizzando larve di IV età.
Ogni test è stato replicato 3 volte, l'osservazione della mortalità delle larve è stata compiuta
giornalmente ed i risultati sono stati annotati. Durante l'esperimento le larve di I età, sia
nei contenitori trattati che nei controlli, non sono state nutrite nelle prime 24 ore.
Successivamente le larve sopravvissute e le larve di IV età del Test 3 sono state nutrite
seguendo le modalità utilizzate per il mantenimento della colonia di allevamento.
4) Analisi statistica dei dati
Tutti i dati di mortalità sono stati analizzati applicando il test di Tukey di confronto
multiplo HSD ANOVA ed utilizzando il programma SPSS-Windows (Release 11.0.1).
RISULTATI E CONCLUSIONI
Il Test 1 (Tabella 1) ha dimostrato che la sopravvivenza delle larve appena schiuse in
assenza di plancton viene fortemente ridotta rispetto al testimone costituito anch'esso da
acqua filtrata e deprivata del plancton naturale. Infatti le larve nascono nelle soluzioni
perfettamente limpide di colorazione gialla derivanti dalla filtrazione delle sospensioni di
neem cake.
I risultati di attività registrati e riportati nelle Tabelle non sono omogenei e tali diversità
sono da ascrivere alla differente composizione chimica dei vari neem cake, come
dimostrato dall'analisi HPTLC: alcuni prodotti hanno evidenziato una forte presenza di
composti lipofili del tipo acidi grassi insaturi, mentre altri contenevano quantità rilevanti
dei nortriterpeni tipici della Meliacee. La comparazione chimica sarà ora meglio definita
tramite analisi HPLC e permette di correlare la differente attività con la diversa
Tabella 1. Andamento della mortalità di larve di A. albopictus nelle soluzioni acquose
ottenute dai diversi tipi di neem cake e sottoposte a processo di ultrafiltrazione (0.20 µm).
Lettere differenti sulla stessa riga orizzontale indicano differenze significative nella mortalità delle larve (Test di
Tukey 0.05 ).
Campione
Mortalità II°
Mortalità III°
Mortalità IV°
Mortalità VII°
Il Test 2 Tabella 2 ha dimostrato che in presenza di plancton naturale solo alcune
sospensioni esercitano un'attività insetticida ed in particolare i tipi di Neem 2 e 3 non
esercitano un'azione significativa.
Tabella 2: Andamento della mortalità di larve di A. albopictus nelle soluzioni acquose
ottenute dai diversi tipi di neem cake e sottoposte a processo di blanda filtrazione (22-25
µm). Lettere differenti sulla stessa riga orizzontale indicano differenze significative nella mortalità delle larve
(Test di Tukey 0.05 )
Campione
Mortalità II° giorno1
Mortalità III° giorno1
Mortalità IV° giorno1
70.0 ± 30.0 a,b
Anche il Test 3 (Tabella 3) ha dimostrato che in presenza di plancton naturale solo alcune
sospensioni esercitano un'attività insetticida sulle larve già sviluppate ( III° e IV° stadio)
ed anche in questo caso i tipi di Neem 2 e 3 non esercitano un'azione significativa.
Tabella 3. Andamento della mortalità di larve del III° e IV° stadio di A. albopictus nelle
soluzioni acquose ottenute dai diversi tipi di neem cake e sottoposte a processo di blanda
filtrazione (22-25 µm). Lettere differenti sulla stessa riga orizzontale indicano differenze significative nella
mortalità delle larve (Test di Tukey 0.05).
Campione
Mortalità 3 ore1
Mortalità II°
Mortalità III°
55.6 ± 15.8 a,b
41.7 ± 38.2 a,b
61.7 ± 12.6 a,b
70.0 ± 26.5 a,b
70.0 ± 26.5 a,b
63.1 ± 44.1 a,b
56.1 ± 21.1 a,b
65.8 ± 19.4 a,b
Un particolare ringraziamento va al dott. Maurizio Calvitti e al dott. Riccardo Moretti
dell'Unità Tecnica ENEA-UTAGRI del C.R. CASACCIA che hanno fornito le uova e le
larve per tutte le prove sperimentali.
BIBLIOGRAFIA-Amorose, T., 1995. Larvicidal efficacy of neem (Azadiractha indica)
oil and defatted cake on Culex quinquefasciatus Say. Geobios. 22, 169-173. Awad, O.M.,
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Dis. 28 (4), 260-269.
PROVE DI CAMPO PER VERIFICARE L'EFFICACIA DI
ESTRATTI VEGETALI CONTRO IL PATOGENO DELLE
API NOSEMA CERANAE
G. Formato1, A. Giacomelli1, C. Ferrari2, M. Milito1, G. Maisano1, C. Muscolini1, A.
Ermenegildi1, E. Aquilini1, V. Spallucci1, F. Corrias1, I. Taccori1, G. Braion1, F. Scholl1,
P. Scaramozzino1
1 Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Regioni Lazio e Toscana
2Azienda USL RM/G
Nosema ceranae è un patogeno delle api dovuto a funghi unicellulari (microsporidi),
spesso non conosciuto dagli apicoltori, che è in grado di indurre negli alveari forme di
spopolamento e morte. Api Herb e Vita Feed Gold sono prodotti naturali in vendita nella
UE per la prevenzione ed il controllo della nosemiasi. Mentre Api Herb è costituito da un
complesso di estratti vegetali e vitamine, Vita Feed gold è un prodotto a base di estratti di
bietole e melasse. Nel presente lavoro riportiamo i risultati della efficacia dei 2 suddetti
prodotti nel contenere il numero delle spore di Nosema ceranae durante sei settimane di
trattamento. Sia Api Herb che Vita Feed Gold si sono dimostrati prodotti in grado di
contenere l'infezione da nosema, come dimostrato dall'analisi statistica.
Parole chiave: Nosema ceranae, Vita Feed Gold, Api Herb, Apis mellifera
Field trails to test effectiveness of herbs extracts against Nosema ceranae, a honeybee
pathogen. Nosema ceranae is a bee pathogen caused by unicellular fungi (Microsporida)
frequently unknown by the beekeepers. This pathogen is able to induce in beehives
depopulation and death. Api Herb and Vita Feed Gold are liquid feeds that are on sale in
EU for the prevention and control of Nosemosis. While Api Herb is based on vegetable
essences and vitamins, Vita Feed gold is based on natural beet extract and molasses. In this
work we report the results of the effectiveness of the two mentioned products in reducing
the number of spores of Nosema ceranae, after six weeks of treatments. Both Api Herb and
Vita Feed Gold resulted able to control the nosema infection, as it proven by a statistically
significant difference between the untreated group and the two treated groups (Bonferroni
post-hoc test for multiple comparisons).
Dalla seconda metà degli anni 90 ad oggi, inizialmente in Francia e poi e nel Nord
America, si è verificato un fenomeno particolarmente grave di moria degli alveari.
Una situazione simile si è presentata anche in altri Paesi dell'Unione Europea, fino ad
arrivare all'emergenza di questi ultimi anni che ha richiamato l'attenzione dei media e delle
più alte autorità politiche per i suoi risvolti economici, ambientali e sociali.
La gravità di tale evento ha messo in guardia il settore agro-zootecnico non tanto per il calo
della produzione di miele, quanto il prezioso ruolo di impollinazione che le api non possono
più svolgere per le produzioni agricole e la preservazione della biodiversità.
Tra i fattori responsabili di moria delle api, a tutt'oggi è stato chiamato in causa il
microsporidio N. ceranae. Quest'ultimo è una nuova specie di fungo unicellulare, che è in
grado di colpire le api domestiche (è stato isolato per la prima volta su Apis mellifera nel
2004) provocando uno spopolamento progressivo delle famiglie fino alla loro scomparsa.
Un principio attivo per combattere la nosemiasi, che però non può essere utilizzato in
Europa, è la fumagillina, antibiotico prodotto dalla fermentazione dell'Aspergillus
fumigatus.
Per contrastare questa malattia, che dai primi studi del progetto APENET risulta molto
diffusa sul territorio nazionale, è necessario quindi intervenire con nuove strategie di lotta
da indicare agli apicoltori.
Nel presente lavoro viene verificata l'efficacia nel controllo dell'infezione di alveari
interessati dal N. ceranae, di due prodotti naturali a basso impatto ambientale presenti in
commercio in Italia: Api Herb® e Vita Feed Gold®.
MATERIALI E METODI
Api Herb® (figura 1) è un mangime complementare per api commercializzato dalla Ditta
Chemicals Laif, a base di essenze vegetali essiccate e vitamine.
Si presenta in bustine monodose da 40gr (estratto secco) da somministrare alle api previa
sospensione in 500 ml di sciroppo zuccherino.
Figura 1 – Bustine di Api Herb®
Figura 2 - Flacone di Vita Feed Gold®
Vita Feed Gold® (figura 2) è un integratore alimentare biostimolante per api prodotto dalla
Ditta Vita Europe, basato su estratti di Beta vulgaris varietà altissima.
La composizione appare molto simile a nettare e si presenta commercializzato in flaconi da
250 ml e 1000 ml da diluire in sciroppo zuccherino prima della somministrazione alle api.
La prova di campo realizzata per verificare l'efficacia dei trattamenti è stata effettuata su un
apiario ubicato nella provincia di Roma costituito da 20 alveari colpiti da Nosema ceranae.
La somministrazione dei prodotti è avvenuta nel periodo dal 7 agosto al 10 settembre 2009,
per un totale di sei settimane di trattamento.
Le 20 famiglie sono state divise in tre gruppi di trattamento, costituendo gruppi omogenei
per forza e livello di infezione da N. ceranae.
I gruppi di trattamento erano così suddivisi:
Gruppo 1, costituito da 5 famiglie, sottoposte a trattamento con Api Herb®;
Gruppo 2, costituito da 5 famiglie, sottoposte a trattamento con Vita Feed Gold®;
Gruppo 3, costituito da 10 famiglie, non sottoposte ad alcun trattamento.
Il livello di infezione di N. ceranae è stato monitorato mediante il prelievo di almeno 30 api
bottinatrici per ciascun alveare (figura 3). Tali api sono state immesse in buste presto-
chiuse sterili che, dopo essere state opportunamente etichettate, sono state poste in
congelatore fino alla realizzazione delle analisi di laboratorio.
La conta delle spore è stata realizzata secondo la metodica OIE mediante osservazione al
microscopio ottico del contenuto intestinale delle api utilizzando camera di Burcher, mentre
la diagnosi di N. ceranae è stata effettuata tramite polymerase chain reaction (PCR).
Figura 3 – Campionamento delle api
bottinatrici per le analisi di laboratorio
Api Herb® è stato diluito (figura 4) come da indicazioni di etichetta sospendendo 40g di
prodotto (tutto il contenuto della singola busta monodose), in 500ml di sciroppo zuccherino
al 50%. Questa sospensione e' stata sufficiente a trattare 10 arnie. Sono stati gocciolati 50
ml della soluzione così ottenuta sia sulle api che sugli spazi interfavo (figura 5 e figura 6).
Figura 4 – Diluizione di Api Herb® con sciroppo zuccherino, prima della
somministrazione
Figure 5 - 6 – Somministrazione di Api Herb® all'interno degli alveari
Vita Feed Gold® è stato diluito (figura 7) come da indicazioni di etichetta nella misura di
100 ml di prodotto in 900 ml di sciroppo zuccherino al 50% (soluzione al 10%), sono stati
somministrati 100 ml di soluzione per ogni famiglia, gocciolando lo sciroppo medicato
direttamente dentro le arnie (figura 8 e figura 9).
Si è deciso trattare per 6 settimane quindi 3 settimane di trattamento in più rispetto quelle
consigliate in etichetta per entrambi i prodotti Api Herb® e Vita feed Gold® e di procedere
al monitoraggio settimanale del livello di infezione del Nosema ceranae nei tre gruppi per
tutta la durata del trattamento.
Figura 7 – Diluizione di Vita Feed Gold® con sciroppo zuccherino,
prima della somministrazione
Figura 8 e Figura 9 – Somministrazione di Vita Feed Gold® all'interno degli alveari
In tabella 1 sono riassunti i gruppi di trattamento ed i dosaggi di prodotto somministrati.
Tabella 1 – Gruppi di trattamento, dosi e frequenze di somministrazioni effettuate
Trattamenti
Dosaggio per
Frequenza di
trattamento
etichetta)
etichetta)
1 volta a settimana
1 volta a settimana
(controllo)
ANALISI STATISTICA
I confronti tra i gruppi di trattamenti sono stati effettuati tramite l'utilizzo della statistica
non parametrica di Kruskal Wallis. Per approfondire l'individuazione delle differenze il
gruppo di controllo è stato confrontato con il gruppo di famiglie sottoposte a trattamento
con Api Herb® e con quello composto da famiglie sottoposte a trattamento con Vita Feed
Gold® attraverso il test di Mann-Whitney per due campioni indipendenti. Il livello di
significatività è stato posto pari 0,05.
L'analisi statistica è stata effettuata con le procedure del software STATA/SE 9.0.
RISULTATI E CONCLUSIONI
Dai risultati ottenuti (figura 10), entrambi i prodotti Api Herb® e Vita feed Gold® sono
risultati efficaci nel controllo dell'infezione da Nosema ceranae.
Il test di Mann-Whitney effettuato rispetto al gruppo di controllo ha presentato un p-value
pari 0,041 per entrambi i trattamenti, confermando una maggiore efficacia nel controllo
dell'infezione per le famiglie trattate.
La figura 10 descrive l'efficacia nel tempo dei due trattamenti rispetto alle famiglie
controllo. L'apparente maggiore efficacia dalla terza settimana in poi di Vita Feed Gold
non è supportata dall'analisi statistica. Un numero maggiore di alveari testati potrebbe
consentire di confermare questa ipotesi.
Dopo le 6 settimane di trattamento l'infezione fungina ha iniziato ad autolimitarsi.
Dai dati ottenuti in seguito alle prove di campo è risultato evidente come l'infezione da
Nosema ceranae subisca oscillazioni profonde nel tempo fino a ridursi, in alcuni momenti
del periodo estivo, quasi a livelli nulli di carica infestante (numero di spore presenti per
ape). Entrambi i prodotti naturali testati Api Herb® e Vita Feed Gold® hanno dimostrato la
capacità di contenere efficacemente i livelli di infezione da Nosema ceranae.
Figura 10 - Risultati dei livello di infezione da Nosema ceranae riscontrate nei nei diversi
gruppi, durante le sei settimane di trattamento
Si ringrazia per la collaborazione l'Azienda Apistica "L'Ape Operaia" di Alivernini
Barbara e Francesco Capitani. Si ringrazia Lisa Creato per la disponibilità prestata nella
realizzazione delle prove di campo.
BIBLIOGRAFIA-Bessi E, Nanetti A., 2005 - Evaluation of tree different strategies to
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ATTIVITÀ ANTICOCCIDICA IN PROVE DI
LABORATORIO E DI CAMPO DI UN FITOPREPARATO
IN AVICOLI ALLEVATI ALL'APERTO
P. Pignattelli 1-2, M. Scozzoli 3
1ZooBioDi-Facoltà di Medicina Veterinaria, Milano.
2Olosmedica, Saronno VA
3Centro Sp. per la Promozione del Metodo Biologico, Forlì
Vengono riportati i risultati di prove di laboratorio e di campo ottenuti con un
fitopreparato (§) nella prevenzione e cura della Coccidiosi di polli allevati all'aperto. Le
prove di laboratorio, eseguite presso tre diversi centri di ricerca europei su giovani polli
infettati con E. tenella, E. maxima ed E. acervulina, hanno evidenziato come il prodotto in
esame abbia fornito i risultati migliori, misurati come riduzione delle lesioni e del numero
delle oocisti eliminate, rispetto ai controlli ed ai prodotti commerciali di confronto. Le
prove di campo sono state eseguite su polli allevati in Francia con metodo "poulet label"
su di un totale di 422.600 capi, appartenenti a 27 allevamenti ed in Italia in 3 allevamenti
biologici di Pollo del Valdarno per un totale di 640 soggetti. Le prove di campo hanno
confermato quelle di laboratorio evidenziando nei gruppi di polli trattati, rispetto ai
controlli, minor mortalità e migliore indice di conversione alimentare.
Parole chiave: coccidiosi, polli allevati all'aperto, coccidiostatici, fitocomplessi
Anticoccidiosis activity in laboratory and in field tests with an herbal drug in poultry
reared outdoor. Shows the results of laboratory and field tests obtained with an herbal
drug (§) in the prevention and treatment of Coccidiosis of chickens. Laboratory tests,
performed at three different European research institutes on young chickens infected with
E. tenella, E. maxima and E. acervulina, showed how the product concerned has provided
with the best results, measured as the reduction of injuries and oocysts deleted, among
control birds and 2 commercial products. Field tests were performed on chickens kept in
France with method "poulet label" on a total of 422600 heads, belonging to 27 farms and
in Italy in 3 organic livestock Pollo del Valdarno for a total of 640 birds. Field tests have
confirmed those of laboratory highlighting in flocks treated compared to controls, reduced
mortality and better food conversion rate.
Key words: coccidiosis, outdoor reared chickens, coccidiostats, herbal drugs.
PREMESSA
In questi ultimi 15 anni abbiamo assistito ad un'interessante incremento dell'allevamento
degli avicoli allevati all'aperto e non solo di quelli con metodo biologico. In particolare, nel
comparto polli, il cosiddetto allevamento alternativo (colorati da razze miste, controsessi
da razze leggere, gallettini, ruspantini, tipo Label, Naturale, rurale, ecc.) ha superato il 16%
del totale dei polli allevati in Italia. Questo cambiamento del modo di allevare ha riproposto
antiche malattie che l'allevamento cosiddetto industriale aveva in parte debellato o
comunque ridotto d'importanza, fra queste va annoverata la Coccidiosi. Se anticoccidi,
cocciodiostatici e vaccini rappresentano ancor oggi il più efficace mezzo di lotta alla
Coccidiosi in tutti i tipi d'allevamento, escluso quello biologico dove i coccidiostatici non
sono ammessi, l'uso di prodotti "naturali" diventa pressante se non addirittura
indispensabile in tutte quelle forme alternative di allevamento degli avicoli cosiddette
"naturali". In questo contesto rientra l'uso delle medicine non convenzionali, in particolare
la Fitoterapia. Scopo della presente relazione è quello di riportare e discutere i risultati
ottenuti, sia in laboratorio sia in campo, con l'impiego di appropriate miscele vegetali
(fitopreparato) nella lotta alla Coccidiosi aviare.
MATERIALI E METODI
A.- Prove di laboratorio. Le prove di laboratorio sono state eseguite presso due differenti
centri di ricerca stranieri: la Facoltà di Medicina Veterinaria di Thessaloniki (GR) e l'Istitut
Nationale de Recherche EVIALIS (F) in collaborazione con l'Istitut Nationale de
Recherche INRA (F). In tutte le prove i pulcini (Cobb 500) sono stati mantenuti in gabbie
(10 capi per gabbia), sollevate da terra ed alimentati ad libitum con mangime starter pulcini
di base. Il fitopreparato in esame (Apacox, APA-CT srl, Forlì ) confrontato con prodotti del
commercio (fitoterapici e cocciodiostatici di sintesi) è stato aggiunto al mangime all'inizio
della prova alla dose di 1g/kg. Il mangime di ciascun gruppo è stato pesato all'inizio ed alla
fine della prova, mentre i pulcini sono stati pesati singolarmente all'inizio della prova e
dopo 7, 14, 21, 38 e 35 giorni. I pulcini impiegati sono stati infettati al 14-15° giorno di
vita, ad eccezione dei gruppi controllo negativo, con specie diverse di Eimeria (E. tenella,
E. acervulina, E. maxima) introducendo le oocisti sporulate direttamente nel gozzo
mediante sondino gastrico. Per valutare l'effetto dei diversi prodotti sono stati valutati i
seguenti parametri: mortalità, riduzione delle lesioni (valutazione del sangue nelle feci),
conta dell'oocisti eliminate con le feci ai giorni 20, 21, 22, 23, 28 di vita, indice di crescita,
consumo alimentare, indice di conversione alimentare (ICA).
B.- Prove di campo. Le prove di campo sono state eseguite su polli (T 457 N) allevati
all'aperto, nella Francia centrale, secondo il capitolato del metodo "poulet Label" ed hanno
interessato, nell'arco di tre anni, 27 allevamenti di medie dimensioni per un totale di
422.600 polli ed in Italia in 3 allevamenti biologici di Pollo del Valdarno (PVB) per un
totale di 640 soggetti. Per consuetudine in tutti gli allevamenti coinvolti nelle prove non
viene praticata la vaccinazione contro la coccidiosi. Nelle prove eseguite in Francia, il
fitoterapico in esame è stato aggiunto al mangime alla dosi di 1 grammo Kg solamente nel
secondo periodo di allevamento (dal 29° al 73° giorno di vita) e confrontato con due noti
cocciodiostatici di sintesi del commercio secondo lo schema sotto specificato. Questo
raffronto non è stato possibile negli allevamenti di PVB dal momento che l'impiego di
coccidiostatici di sintesi non è ammesso nell'allevamento con metodo biologico, il raffronto
è stato comunque effettuato verso gruppi controllo non trattati ed allevati nelle stesse
condizioni dei gruppi trattati. La valutazione dei risultati è stata effettuata attraverso il
rilevamento dei seguenti parametri: mortalità, peso corporeo alla macellazione, indice di
conversione alimentare (la dove è stato possibile).
Schema delle prove effettuate in Francia su "poulet label"
Giorni di allevamento/anticoccidico
Gruppi controllo
Gruppi trattati
(totale 103.500 polli) (totale 319.100 polli)
1° periodo: da 1 a 28 gg
2° periodo: da 29 a 73 gg
RISULTATI E DISCUSSIONE
A.- Prove di laboratorio. Nelle tabelle 1 e 2 sono stati sintetizzati i risultati ottenuti nel
Centro di Ricerche Veterinarie di Thessaloniki, dal loro esame si può dedurre che l'impiego
del fitopreparato in esame consente di ottenere un buon controllo della coccidiosi su
giovani polli da carne (Cobb 500) infettati sperimentalmente senza comunque mai
uguagliare l'effetto, decisamente positivo, del prodotto commerciale di raffronto. Si può
comunque ipotizzare che l'Apacox sia in grado di produrre le condizioni ideali per una
risposta immunitaria valida e duratura nel tempo contro la coccidiosi dei polli, soprattutto
in quelle razze e/o ibridi allevati all'aperto e macellati dopo i 70 giorni di vita.
Nelle tabelle 3 e 4 sono sintetizzati i risultati ottenuti presso l'Istitut Nationale de
Recherche EVIALIS (F) in collaborazione con INRA. Il protocollo sperimentale ha
differito dal precedente sopra riportato solamente per la durata delle prove (28 giorni), per
l'infezione dal momento che tutti i gruppi, ad accezione del gruppo controllo non infettato,
hanno ricevuto per via gastrica 150.000 oocisti di E. acervulina, 10.000 oocisti di E.
maxima e 10.000 oocisti di E. tenella) e per i prodotti di controllo (Monensin sodico (ϕ) e
due fitopreparati presenti nel mercato francese FF1 e FK2).
Tabella 1: Raffronto fra peso corporeo (BWg), feed intake (FIg) ed indice di conversione
alimentare (FCR) di polli da carne infettati con Eimeria tenella e trattati con Apacox e
Lasalocid.
Controllo non
Controllo
Lasalocid
Età/gruppi
infettato
infettato
0,75 mg/kg
a,b,c, I valori nella stessa riga con un esponente in comune non differiscono significativamente (p >0.05). (ϕ) non più in commercio
Tabella 2: Mortalità, sangue nelle feci ed escrezione delle oocisti in polli infettati con
Eimeria telella e trattati con Apacox e Lasalocid
Età/gruppi
Controllo non
Controllo infettato
Lasalocid
infettato
0,75 mg/kg
Sangue nelle feci
Escrezione oocisti
25.22.3d
a,b,c,d,I valori nella stessa riga con un esponente in comune non differiscono significativamente (p >0.05)
Tabella 3:Raffronto fra peso corporeo (BWg) ed indice di conversione alimentare (FCR) di
polli da carne infettati con E. tenella E. maxima ed E.acervulina e trattati con Apacox,
Monensin e due fitopreparati presenti nel mercato francese FF1 e FK2
Controllo
Monensin
Controllo
infettato
infettato
39023c
39023c
39413c
a,b,c, I valori nella stessa riga con un esponente in comune non differiscono significativamente (p >0.05)
Tabella 4: Raffronto fra lesioni intestinali ed escrezione delle oocisti in polli da carne
infettati con E. tenella E. maxima ed E.acervulina e trattati con Apacox, Mopnensin e due
fitopreparati presenti nel mercato francese FF1 e FK2
Controllo
Monensin
Controllo
Età/gruppi
infettato
infettato
E. tenella
E. maxima
E.acervulina
a,b,c, I valori nella stessa riga con un esponente in comune non differiscono significativamente (p
>0.05); (#) Indice lesionale misurato secondo il metodo di Reid e Johnson
I risultati mostrano come il fitopreparato in esame sia in grado di controllare la coccidiosi
aviare sperimentale anche quando l'infezione dei polli è effettuata con più specie patogene
di Eimeria.
Rispetto alla prova precedente la quantità di oocisti impiegate per infettare i pulcini è stata
piuttosto modesta in grado quindi di causare una forma lieve di coccidiosi che non ha
causato alcuna mortalità. Nei confronti dei due analoghi prodotti commerciali l'Apacox ha
fornito comunque risultati superiori per tutti i parametri considerati. Nei confronti del
Monensin, oggi fuori commercio, ma che per anni è stato uno dei più noti ed usati
coccidiostatici in avicoltura, il prodotto ha fornito risultati uguali se non addirittura migliori
ad eccezione del parametro, peso corporeo misurato a 28 giorni di vita. Una maggiore
durata della prova, il cui protocollo è più adatto per testare coccidiostatici di sintesi che non
prodotti naturali, avrebbe potuto fornire informazioni maggiori.
B.- Prove di campo. I risultati delle prove di campo eseguite in Francia su polli allevati
all'aperto col metodo "poulet label" sono riassunti nella tabella 5 e mostrano come il
fitoterapico in esame, somministrato ad oltre 300.000 polli nel secondo periodo di
allevamento (29-73 gg) abbia fornito, rispetto ai polli di "controllo" che avevano ricevuto
un programma classico contro la coccidiosi a base di coccidiostatici, risultati molto positivi
soprattutto per quanto riguarda la mortalità (-0,93 punti %) e gli indici di conversione
alimentare che ampiamente compensano il minor peso medio corporeo raggiunto dai
soggetti (-56 g).
Tabella 5: Pesi corporei (kg), indice di conversione alimentare (FCR), mortalità (%) di
polli allevati con metodo "poulet label" e trattati con Apacox confrontato con Robenidina e
Monensin.
n° polli
Peso corporeo
Mortalità,
medio, kg
Gruppi controllo
con Robenidina e Monensin
Gruppi trattati con Monensin (1°
periodo) e Apacox (2° periodo)
I risultati delle prove condotte in Toscana su 3 allevamenti di Pollo del Valdarno (PVB)
sono riassunti nella tabella 6 e mostrano come il fitoterapico in esame, anche in condizioni
di campo diverse dal "poulet label", sia in grado di confermare i positivi risultati sopra
riferiti. L'incremento di peso medio corporeo, rispetto ai controlli, nei maschi è stato di
poco inferiore ai 50 g e quello delle femmine di poco superiore ai 50 g; trattandosi di un
pollo non decisamente "da carne" nel senso classico del termine, ma apprezzato non per la
quantità, ma per la qualità della sua carne, il 2,5% circa di aumento è cifra di tutto rispetto.
Mentre l'indice di conversione alimentare nei gruppi trattati è risultato leggermente
migliore, più significativa è risultata la riduzione della mortalità che ha variato da - 0,31 a –
2,45 punti percentuali. Va inoltre precisato che i controlli delle feci eseguiti periodicamente
presso la sezione degli Istituti Zooprofilattici di Arezzo hanno evidenziato la presenza di
oocisti in numero contenuto, ma decisamente maggiore nei gruppi non trattati.
Peso corporeo medio alla
macellazione, kg
CONCLUSIONI
Il fitoterapico testato (Apacox) ha mostrato, sia nelle prove di laboratorio sia di campo, un
ottimo effetto coccidiostatico anche confrontato a noti cocciodiostatici del commercio. Va
comunque considerato che nelle citate condizioni sperimentali, l'infezione dei polli è stata
contenuta e per le modalità di allevamento (in gabbia ed all'aperto) il rischio di
contaminazione-ricontaminazione è minore.
Le prove di campo hanno confermato la possibilità di utilizzare il prodotto come alternativa
ad un tradizionale coccidiostatico di sintesi con notevoli vantaggi. Innanzitutto quello di
promuovere uno stato di naturale difesa immunitaria alla coccidiosi dei polli specie se
allevati all'aperto, siano essi riproduttori o non. Quindi quello di proporsi come interessante
soluzione al problema della farmaco resistenza facilmente instaurabile negli allevamenti al
seguito di prolungati e ripetuti trattamenti (ciclici) con i soliti prodotti di sintesi, di non
creare alcun problema di residui nelle derrate alimentari, di essere ecocompatibile ed infine
di possedere un rapporto costo prodotto/benefici molto competitivo.
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ESPERIENZE NELL'USO DI OLI ESSENZIALI NEL
CONTROLLO DELLA PESTE AMERICANA DELLE API
E. Carpana1, P. Zucchi2
1CRA – Unità di Ricerca di Apicoltura e Bachicoltura, Bologna
2Dipartimento di Scienze degli Alimenti, Università di Bologna
La peste americana delle api, causata dal batterio sporigeno Paenibacillus larvae è la più
grave e diffusa patologia infettiva delle api. E' stata valutata l'attività inibente di alcuni oli
essenziali di piante aromatiche contro Paenibacillus larvae. La maggiore azione
batteriostatica è stata dimostrata dall'olio essenziale di cannella (Cinnamomum
zeylanicum) e la sua somministrazione ad alveari affetti da peste americana ha consentito
di ottenere una significativa riduzione delle recidive.
Parole chiave: Apis mellifera, Paenibacillus larvae, Peste americana, oli essenziali.
Evaluation .of some essential oils for the control of american foulbrood disease in
honeybees. American foulbrood, caused by the spore-forming bacterium Paenibacillus
larvae, is the most serious and spread infective disease of honeybees. The treatment of
infected hives with antibiotics like oxytetracycline and tylosin causes the risk of honey
contamination with residues of pharmacologically active substances. There is therefore
much interest in investigating natural control agents that will ensure the healthiness of bee
products. Laboratory and field tests were conducted to evaluate the antimicrobial activity
against Paenibacillus larvae larvae of some essential oils was evaluated. In the in vitro
tests the greatest inhibiting action was shown by essential oils of Cinnamomun zeylanicum,
Aloysia triphylla, Cymbopogon citratus and Eugenia caryophyllata. In the field tests,
combining the administration of cinnamon oil to infected hives with brood elimination led
to a significant reduction in relapses.
La peste americana (PA) è la più grave e diffusa patologia infettiva delle api mellifere (Apis
mellifera L.). Colpisce la covata ed è causata da Paenibacillus larvae, batterio Gram
positivo, sporigeno (Hansen & Brødsgaard, 1999). Mentre in alcuni paesi, come USA,
Canada e Argentina, è consentito e regolamentato l'uso di antibiotici, come ossitetraciclina
e tilosina, per la profilassi preventiva, nell'Unione Europea, in mancanza di farmaci
specificatamente registrati, non è possibile impiegare antibiotici per il controllo delle
patologie infettive delle api. Quindi per il miele commercializzato nei paesi comunitari non
sono previsti LMR (limiti massimi residuali) e di conseguenza non vengono ammessi
residui di antibiotici e sulfamidici (Mutinelli, 2003). In mancanza di mezzi di controllo
risolutivi, la distruzione per incenerimento delle colonie colpite dalla patologia rimane
tuttora la procedura prescritta nella generalità dei casi ai fini del controllo dell'infezione nel
territorio (Regolamento di Polizia Veterinaria, DPR 8/2/1954, n. 320). L'utilizzo di
antibiotici comporta il grave rischio di contaminazione chimica del miele e degli altri
prodotti dell'alveare. Parte del miele in commercio presenta residui di antibiotici e
sulfamidici nel miele, spesso conseguenza di trattamenti incontrollati (Sabatini et al., 2002).
Ciò comporta seri problemi in fase di commercializzazione del prodotto, non solo per le
implicazioni legali ma anche per lo scadimento dell'immagine del miele come alimento
genuino per eccellenza. La necessità di tutelare la salubrità del miele ha indotto i ricercatori
a studiare metodi di lotta contro la peste americana basati sull'utilizzo di sostanze di origine
naturale, quali gli oli essenziali estratti da piante aromatiche, che rispetto ai farmaci
convenzionali sono vantaggiosi sotto il profilo dell'impatto ambientale e dell'immagine del
prodotto verso il consumatore. L'attività inibente di alcuni oli essenziali nei confronti di P.
larvae è stata più volte evidenziata in vitro (Carta & Floris, 1989; Calderone & Shimanuki,
1994; Alippi et al., 1996; Floris et al., 1996; Carpana et al. 1999; Bazzoni & Floris, 2000;
Albo et al., 2003; Fuselli et al, 2006(b), 2008; Gende et al., 2009-b). L'olio essenziale di
cannella (Cinnamomum spp.) è risultato essere uno dei più attivi, con una concentrazione
minima inibente compresa tra 10 e 100µg/ml. Ben tollerato dalle api se somministrato con
l'alimentazione (Floris et al.,1996 ), l'olio essenziale di cannella si è dimostrato efficace
anche in alcune prove di campo (Floris & Carta, 1990; Carpana et al., 1996; Gende et al.,
2009-a). L'obiettivo della presente sperimentazione è stata la valutazione comparativa
dell'attività inibente in vitro verso P. l. larvae da parte di alcuni oli essenziali. Inoltre si è
voluto saggiare l'efficacia in campo dell'olio essenziale di cannella nel trattamento di
alveari affetti da peste americana.
MATERIALI E METODI
Sono stati valutati mediante saggio biologico 12 oli essenziali:
cannella (foglie) (Cinnamomun zeylanicum); pompelmo (scorza) (Citrus paradisi);
arancio dolce (scorza) (Citrus sinensis); arancio amaro (fiori) (Citrus aurantium);
mandarino (scorza) (Citrus reticulata); limone (scorza) (Citrus limon); verbena
(foglie) (Aloysia triphylla); lemongrass o cimbopogone (foglie) (Cymbopogon
citratus); albero del tè (foglie) (Melaleuca alternifolia); cajeput (foglie) (Melaleuca
cajeputi); niaouli o gomenolo (foglie) (Melaleuca viridiflora); eugenia (foglie)
(Eugenia caryophyllata).
Le sostanze sono state disciolte in etanolo per la preparazione delle diluizioni decimali.
Come antibiotico convenzionale di riferimento nella valutazione delle proprietà inibenti è
stata impiegata ossitetraciclina.
L'attività inibente delle sostanze sopra elencate è stata saggiata utilizzando il metodo di
diffusione in agar con dischi per test di sensibilità secondo la procedura riportata da
Feldlaufer et al. (1993).
L'attività inibente è stata saggiata sui seguenti ceppi batterici:
Paenibacillus larvae MO/03 e 934/03 (ricavati da campioni di covata infetta
provenienti dalla regione Emilia Romagna);
Paenibacillus larvae ATCC 9545;
Bacillus subtilis ATCC 10783.(come ceppo di riferimento per il saggio dell'attività
Come controllo negativo, sono stati utilizzati dischi imbibiti del solo solvente.
Per le prove di campo è stato scelto l'olio essenziale di Cimmamomum zeylanicum, eseguite
comne di seguito descritto. Trenta alveari con sintomi di peste americana sono stati raccolti
in un singolo apiario e resi omogenei in termini di consistenza numerica della popolazione
di api adulte e di covata. Alla fine della stagione primaverile, ciascun alveare è stato
sottoposto a completa eliminazione dei favi contenenti covata, lasciando solo 2–3 favi
contenenti miele e aggiungendo 4-5 fogli cerei. Subito dopo si è proceduto ai trattamenti
con i principi attivi in esame, previa suddivisione randomizzata degli alveari in 3 gruppi
numericamente equivalenti:
1) gruppo trattato con olio essenziale di (Cinnamomum zeylanicum): 4 g per alveare
ripartiti in 2 somministrazioni a distanza di 10 giorni;
2) gruppo trattato con ossitetraciclina (OTC): 0,6 g per alveare ripartiti in 2
somministrazioni a distanza di 10 giorni;
3) gruppo di controllo, nutrito con candito non addizionato.
I composti sono stati somministrati mediante incorporazione in candito zuccherino in
ragione di 2 g/kg per l'olio essenziale di cannella (utilizzando etanolo come emulsionante),
0,3 g/kg per l'ossitetraciclina. In seguito e fino alla fine di settembre, le condizioni cliniche
degli alveari sono state controllate ogni 2-3 settimane. Gli alveari recidivi rilevati di volta in
volta sono stati immediatamente allontanati dall'apiario.
RISULTATI E CONCLUSIONI
P. larvae si conferma sensibile all'azione dell'ossitetraciclina, seppure con differenze tra i
ceppi. L'insensibilità del ceppo MO/03 alla dose di 0,3 g potrebbe essere indice dell'inizio
di un fenomeno di farmacoresistenza ricollegabile all'uso diffuso dell'antibiotico nell'area
di provenienza dei ceppi esaminati.
La tabella 2 riporta i risultati relativi ai saggi sugli oli essenziali. Alcuni oli essenziali,
esplicano un'azione inibente rilevante e costante: Cinnamomum zeylanicum, Aloysia
triphylla, Cymbopogon citratus, Eugenia caryophyllata; i rimanenti prodotti risultano solo
debolmente attivi, se non completamente inattivi. Si osservano anche alcune differenze di
sensibilità tra i ceppi. I risultati delle prove di campo sono riportati nella tabella 3. L'esito
dei controlli clinici effettuati durante tutta la stagione estiva è sinteticamente espresso come
numero di colonie recidive sul totale di ogni gruppo. Nel gruppo trattato con ossitetraciclina
non si sono riscontrati casi di ricorrenza dell'infezione durante tutto il periodo di
osservazione. Nel gruppo di controllo la ricorrenza è risultata già significativa a 45 giorni
dal trattamento, aumentando successivamente fino a raggiuneger il 60% degli alveari dopo
3 mesi. Nel gruppo trattato con olio essenziale di cannella, un solo caso di malattia si è
sviluppato nei primi 45 giorni dopo il trattamento, mentre a distanza di 3 mesi la ricorrenza
registrata ha raggiunto il 30%, valore significativamente inferiore rispetto al controllo ma
che rimane lontano dalla efficacia totale ottenuta con l'ossitetraciclina. Questa prova
riconferma l'attività inibente dell'olio essenziale di cannella nei confronti della peste
americana, sebbene con dei limiti relativi alla lunghezza del periodo in cui il prodotto
somministrato riesce ad esercitare una effettiva efficacia impedendo l'insorgere
dell'infezione. In conclusione, diverse ricerche hanno dimostrato che l'olio essenziale di
cannella ha le credenziali per essere preso in considerazione come una alternativa futura
agli antibiotici di sintesi, dato il basso impatto ambientale che caratterizza questo tipo di
sostanza e l'assenza di effetti tossici o collaterali rispetto alle api. Sul piano dell'efficacia,
diverse sperimentazioni di campo hanno finora evidenziato una significativa azione
inibente dell'olio essenziale di cannella verso l'infezione da Paenibacillus larvae, ma per
la validazione di un metodo di trattamento basato su questo prodotto sono necessarie
ulteriori prove in particolare per individuare la formulazione e le modalità di
somministrazione che garantiscano una attività di durata sufficiente ai fini di una efficace
profilassi della peste americana.
Tabella 1 – Diametro (mm) degli aloni di inibizione dell'ossitetraciclina nei confronti di P. larvae e B. subtilis. Per ogni dose, vengono
riportati il valore medio di tre misurazioni e la deviazione standard. 0 = nessuna attività
Paenibacillus larvae
Bacillus subtilis
±1,5 ±0,6 ±1,5 ±2,3 ±2,0 ±0,6 ±1,0 ±0,6 ±1,0 ±0,6
Tabella 2 – Diametro (mm) degli aloni di inibizione delle sostanze naturali nei confronti di P. larvae e B. subtilis. Per ogni dose,
vengono riportati il valore medio di tre misurazioni e la deviazione standard. I dati relativi a Melaleuca viridiflora non sono riportati, in
quanto il prodotto è risultato inattivo a tutte le dosi saggiate. 0 = nessuna attività
Paenibacillus larvae
Bacillus subtilis
Cinnamomu
m zeylanicum 21,7 ± 2,9 16,7 ± 2,9 35,0 ± 13,2 10,3 ± 2,1 31,7 ± 2,9
Citrus paradisi
Citrus sinensis
Citrus aurantium
Citrus reticulata
Citrus limon
Aloysia triphylla
Cymbopogon citratus
17,0 ± 2,6 21,3 ± 1,2
Melaleuca alternifolia
Melaleuca leucadendron
Eugenia caryophyllata
14,7 ± 2,1 29,7 ± 6,8 12,0 ± 4,4
Tabella 3: Efficacia delle sostanze somministrate agli alveari per il controllo della peste
americana, verificata a 45 e 90 giorni dopo il trattamento. I valori medi riportati in colonna
seguiti dalla stessa lettera non sono significativamente diversi (p>0,05; test esatto di
Fisher).
Alveari recidivi / totali
Alveari recidivi / totali
Trattamento
Olio essenziale di
Ossitetraciclina
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UTILIZZO DI FITOTERAPICI NELLA COLTIVAZIONE
DELL'OLIVO IN RELAZIONE ALLE CONDIZIONI
AMBIENTALI
A. Bianco, A.M. Serrilli
Dipartimento di Chimica, Università degli Studi di Roma, Sapienza
Vengono brevemente analizzate le problematiche connesse con la realizzazione di strategie
per l'uso dei fitoterapici nella coltivazione dell'olivo. Infatti gli standard qualitativi
correlati alla peculiarità dell'olio di oliva ed in genere dei prodotti alimentari derivati
dall'olivo richiedono, nell'uso dei fitoterapici, una strategia impostata correttamente dal
punto di vista scientifico.
Anche le condizioni ambientali della coltivazione, sia in relazione all'area geografica
(Nord, Centro e Sud Italia) ed all'altitudine sul livello del mare, che alle caratteristiche
pedologiche, giocano un ruolo importante sulla corretta strategia nell'uso dei fitoterapici.
Use of herbal medicines in the cultivation of olive trees in relation to environmental
conditions. Problems related to implementation of strategies for the use of herbal
medicines in olive cultivation will be briefly discussed. Indeed the quality standards related
to the peculiarities of olive oil and of foods derived from the olive, usually require, in the
use of herbal medicines, a strategy correctly planned from a scientific perspective.
Even the environmental conditions of cultivation, both in relation to the geographical area
(North, Central and Southern Italy) and altitude above sea level, that the soil
characteristics play an important role on the correct strategy in the use of herbal
medicines.
Si ha oramai l'abitudine, soprattutto per i prodotti alimentari, come nell'ultima sessione
dell'assemblea della Coldiretti, di parlare di filiera. Infatti il problema della filiera
coinvolge orami tutti i prodotti alimentari, dal latte fino alla carne, dalla farina fino alla
frutta. Questo termine, in realtà, seppure rappresenti una presa di coscienza migliore
rispetto al passato e alla tendenza a considerare unicamente il prodotto finale, rischia di
essere fuorviante. Se per filiera si intende l'insieme delle operazioni e dei passaggi che
hanno portato al prodotto finale, quale viene proposto al compratore/consumatore, risulta
anche riduttivo. Le precisazioni si basano alcuni principali considerazioni:
a) la tendenza a partire dalla fine, ovvero considerare la filiera in quanto unica
responsabile della qualità del prodotto finale, il cui valore deve necessariamente
corrispondere a parametri sempre più ristretti e definiti. Per cui la frutta o gli
ortaggi devono sempre più corrispondere a modelli precisi che il marketing
considera richiesti dal mercato, contrariamente a qualsiasi naturale variabilità e
alla possibilità di fornire la più ampia possibilità di scelta grazie a quanto la natura
fornisce e alla bravura di coltivatori. Usando GMP e degli OGM, viene sacrificato
sull'altare del profitto e con la benedizione dei sacerdoti dalla manipolazione
genetica, un immenso patrimonio consistente in sottospecie, varietà, cultivars,
dovuti alla selezione naturale e innaturale.
b) Si dimenticano molti fattori che influiscono notevolmente sul prodotto e sulla sua
riuscita. Alcuni sono abiotici, legati a dove la pianta è stato coltivata, le condizioni
meteorologiche di quel anno di coltivazione, eventi eccezionali come la grandine
(vi ricordate il caso delle mele del Trentino vendute a costo ribassato?). Altri
biotici, come i trattamenti fitosanitari, l'attacco dei parassiti, la presenza di
tradizioni di coltivazione, ecc. E soprattutto la tradizione che ha già evidenziato,
tramite l'esperienza, alcuni punti chiave per la riuscita del prodotto e
l'adattamento alla migliore fruizione. Affidarsi ciecamente alla tecnologia può
comportare rischi di abbassamento grave della qualità.
c) Tutto questo limitandoci alla materia prima, che tuttavia sarà soggetta a successivi
trattamenti e radicali trasformazioni per assumere la ultima forma di vendita.
L'olio di oliva rappresenta un caso emblematico, un vero e proprio esempio didattico, di
questi aspetti. Sotto l'unica definizione commerciale di olio extravergine, troviamo prodotti
completamente differenti, da quello spagnolo ottenuto con olive di varia origine e
macchinari ad ultracentrifugazione di ultima generazione fino a quello dei nostri frantoi che
rispettano i cultivar locali e praticano una spremitura che permette di mantenere una
complessa composizione. Ma soprattutto varia il prezzo e qualità. L'olio di oliva è il
condimento di elezione per le popolazioni che vivono intorno al bacino del Mar
Mediterraneo. L'uso dell'olio di oliva ha origini molto antiche ed i riferimenti a questo uso
si trovano nei primi documenti storici. L'olio d'oliva ha nell'antichità avuto anche altri usi,
alcuni dei quali sono ancora oggi attuali. E 'stato utilizzato per l'illuminazione, ed i reperti
archeologici di lampade ad olio sono innumerevoli e testimoniano l'uso delle lampade ad
olio ad ogni livello sociale e per vari ambienti diversi. È stato usato anche come un
unguento, se si pensa alle sculture di Lisippo che rappresentano atleti che si ungono il
L'olio d'oliva ha avuto quindi un ruolo fondamentale come estratto naturale nella civiltà
mediterranea e l'impianto Olea europaea L. è molto presente nel bacino del Mediterraneo,
a testimonianza di antiche coltivazioni. In passato, al di fuori dell'area del Mediterraneo,
non vi era una significativa diffusione della pianta O. europaea e quindi di olio d'oliva. E'
un fatto storico che le grandi civiltà del passato si sono sviluppate nel bacino del
Mediterraneo o in aree geograficamente simili. E 'un caso che la civiltà greca, poi romana e
successivamente la civiltà araba sono fiorite in una zona geografica in cui l'olio d'oliva ha
un ruolo così fondamentale? E Dio non ha forse scelto un paese tipicamente mediterraneo
per la sua dimora terrestre? E 'ancora un caso che i popoli che impiegano grassi di origine
animale per gli stessi scopi non hanno sviluppato civiltà così importanti? In ogni caso l'olio
d'oliva ha accompagnato lo sviluppo della civiltà dei popoli che hanno svolto un ruolo
importante nella storia dell'umanità. Un appannamento temporaneo della importanza
dell'olio d'oliva, soprattutto come alimento, è successo con l'avvento dell'era moderna. I
grassi animali sono stati preferiti da grandi potenze economiche, come gli Stati Uniti
d'America, che consideravano i grassi di origine animale come i soli grassi esistenti. E i
grassi vegetali sono stati idrogenati a margarine, assolutamente inutili dal punto di vista
alimentare, al fine di renderli più simili ai grassi solidi di origine animale.
Tuttavia, la conoscenza e la scoperta di una serie di gravi patologie legate all'uso esclusivo
dei grassi di origine animale, ha riproposto l'olio d'oliva come alimento possibile e valida
alternativa e numerosissime ricerche scientifiche hanno messo in evidenza una serie di
effetti positivi legati all'utilizzo di olio di oliva come alimento.
La cosiddetta "dieta mediterranea" costituisce l'attuale top di questa ricerca, che prevede
l'uso dell'olio d'oliva come condimento e, quel che è più importante, è stata formulata da
quei popoli che da sempre ha mostrato una preferenza ad assumere dei grassi animali per
l'alimentazione. A causa della scarsa attenzione dedicata all'olio d'oliva negli anni '50 e anni
'60, le modalità di produzione di olio d'oliva sono rimaste molto simili a quelle tramandate
dalla tradizione. Pertanto, la qualità dell'olio di oliva prodotto è stato strettamente legate
alla "personalità" del coltivatore di olive e del frantoiano. Proprio quando l'olio d'oliva sta
impegnando una posizione elettiva, è necessario affrontare, da un punto di vista scientifico,
i problemi riguardanti la qualità dell'olio d'oliva ed i fattori organolettici correlati. Il
problema sapore / qualità è quindi strettamente correlato da una parte ai componenti
principali e minori presenti nell'olio d'oliva, e dall'atra parte a tutti i fattori che hanno
influenza sulla filiera di produzione. Ad esempio il colore dell'olio d'oliva deriva dalla
quantità variabile di clorofille e xantofille che si fondono nella fase "olio" durante la
spremitura. Oltre al colore, questi componenti danno un contributo significativo al gusto
dell'olio di oliva in base alla loro presenza percentuale. Tuttavia, per quanto riguarda il
gusto/qualità dell'olio d'oliva, i micro-componenti che hanno un ruolo molto importante
sono quelli derivanti dalla composti naturali di tipo fenolici e terpenici, presenti nella polpa
di olive in forma libera o, più frequentemente, nella forma glicosilata. Il ruolo svolto da
questi micro-componenti riguardo la qualità/gusto non sono stati esaminati con sufficiente
attenzione. La loro presenza nell'olio dipende da una serie di fattori diversi. Prima di tutto,
dipende dal grado di maturazione delle olive, dalla natura del terreno in cui esiste la
coltivazione, dalla varietà della pianta di olivo, dal clima e da tutti gli altri fattori legati alle
caratteristiche dell'habitat. Inoltre, la presenza e la quantità relativa di questi micro-
componenti dipendono anche dalla percentuale di acqua, presente nell'olio di oliva, in cui i
micro-componenti sono stati distribuiti in base alla loro solubilità relativa. Pertanto, la
conoscenza della struttura molecolare del fenolici e terpenici micro-componenti è un fattore
essenziale per uno studio razionale dei fattori che influenzano il gusto e, soprattutto, la
qualità dell'olio d'oliva.
Inoltre, la natura dei composti fenolici e terpenici presenti nell'olio di oliva dipende dal
processo di preparazione dell'olio. Infatti sono presenti nell'oliva, una serie di enzimi
particolarmente attivi, tra cui i più importanti sono le glicosidasi e le idrolasi. Molti dei
composti fenolici e terpenici presenti nell'olio di oliva hanno una funzione glicosidica e/o
una funzione estere.
Pertanto, durante la spremitura, quando le olive sono frantumate e tutto il materiale
cellulare è mescolato, gli enzimi idrolitici scindono le funzioni glicosidiche ed esteree. Il
risultato di questa azione enzimatica è la liberazione di una frazione saccaridica, con una
alta polarità, e un'altra frazione fenolica e terpenica la cui polarità dipende dalla struttura
molecolare di questi micro-componenti. In pratica, durante la spremitura le frazioni
glicosidiche si ritrovano nella fase acquosa, mentre i componenti fenolici e terpenici sono
ripartiti tra la fase acquosa e la fase "olio" in base alla loro polarità e lipofilia. Dopo la
separazione del residuo glicosidico, la struttura molecolare degli agliconi fenolici e
terpenici possono anche subire alcune reazioni spontanee di riarrangiamento catalizzate
dall'ambiente. Ad esempio, il pH leggermente acido catalizza tutte quelle reazioni
molecolari chiamati comunemente "acido-catalizzate. La conoscenza di questi dati (natura e
la quantità relativa dei composti fenolici e naturalmente presenti o provenienti da bio-
trasformazione) consentirà di avere un quadro preciso della loro influenza sulla
composizione dell'olio d'oliva. Le diverse varietà di cultivar di piante di olive e i diversi
ambienti di coltivazione permettono di confrontare i risultati ottenuti da ambienti diversi e
con diverse coltivazioni, oltre che consentire la possibilità di proporre i parametri
utilizzabili per le finalità di un "controllo dell'origine". Il caso di diverse modalità di
spremitura potrebbe contribuire a dare direttive obiettivo nella modalità di spremitura,
sempre al fine di proporre un "controllo di origine".
In sintesi tutta la filiera di produzione, dalle fasi più strettamente correlate alle modalità di
coltivazione ed ai trattamenti fitochimici, alle fasi di raccolta precedenti alla spremitura,
alla fase di spremitura e di separazione del prodotto finale "olio di oliva", rappresentano
momenti chiave che influenzano la "qualità" del prodotto finale.
Pertanto non è il controllo del prodotto finale che ci può dare le informazioni più importanti
sulla qualità, ma il controllo di tutte le fasi della produzione, ciascuna delle quali da una
chiara impronta alla "qualità" dell'olio.
ATTIVITÀ ANTIVIRALE NEI CONFRONTI DI ORF
VIRUS DI UN MEDICAMENTO (MIX 557) A BASE DI
AZADIRACHTA INDICA (ALBERO DEL NEEM) E
HYPERICUM PERFORATUM
V. Galligioni1, F. Carnevali2, S.A. van der Esch2, A. Scagliarini1
1Dip. di Sanità Pubblica Vet. e Patologia Anim. Alma Mater Studiorum, Univ. di Bologna
2ENEA, UT Biorad, C.R. Casaccia, Roma
Orf virus (OV) è il prototipo dei virus del genere Parapoxvirus ed è responsabile di
un'infezione della cute negli ovi-caprini nota come ectima contagioso. Non esistono
farmaci antivirali autorizzati per la terapia dell'ectima contagioso negli animali e
nell'uomo nonostante sia stata dimostrata l'efficacia in vitro di diversi composti di sintesi
della famiglia dei nucleotidi aciclici fosfonati. In questo studio, è stata valutata l'efficacia
antivirale di un medicamento brevetto ENEA a base di sostanze naturali estratte da
Azadirachta indica (albero del Neem) e Hypericum perforatum. I risultati ottenuti indicano
che le proprietà cicatrizzanti del medicamento possono favorire una più rapida risoluzione
delle lesioni negli animali trattati. La dimostrazione di una specifica attività antivirale del
prodotto necessita di ulteriori approfondimenti.
Parole chiave: Orf virus, Azadirachta indica, Hypericum perforatum
ABSTRACT
Antiviral activity against Orf virus of a medical device (Hypermix) based on Neem
(Azadirachta indica (A. Juss)) and St John's Wort (Hypericum perforatum (L.)) extracts.
Orf virus (OV) is the prototype of the Parapoxvirus genus and is the causative agent of an
exanthemous disease in sheep and goats known as contagious pustular dermatitis or also
ecthyma contagiosum, which is a zoonotic disease. Orf virus infection is a professional
zoonotic disease that interests mainly those workers who come in direct contact with
infected animals or their products. The virus penetrates through skin lesions and replicates
in epidermal cells, the lesions become evident and progresses from a rash towards a
pustular stadium ending up with crust formation. The crust, which contains millions of viral
particles, dries up and detaches from the infected animal thus contaminating the
surrounding environment. No authorised drugs exist for the treatment of ecthyma
contagiosum in animal as in human although synthetic products from the acyclic
nucleoside phosphonate family exist for which the efficacy in vitro has been demonstrated.
In this study the antiviral efficacy of a medical device based on natural substances
extracted from the neem tree (Azdirachta indica (A. Juss)) and Hypericum perforatum (L.)
has been evaluated. The results demonstrate that the wound healing properties of this
medical device might favour a faster healing of the treated animals while the demonstration
that it has anti-viral properties deserves further attention.
Orf virus (OV) è il prototipo dei virus del genere Parapoxvirus ed è responsabile di
un'infezione della cute negli ovi-caprini nota come ectima contagioso, che ha carattere
zoonosico. L'ectima contagioso è una malattia a diffusione mondiale, maggiormente
presente nelle aree ad elevata densità ovi-caprina. In queste regioni la malattia tende ad
endemizzare provocando talvolta gravi perdite economiche legate alla morte o alla scarsa
crescita degli agnelli o alle complicazioni mammarie nelle pecore adulte che nei casi più
gravi possono avere esito letale (Gilray et al., 1998). L'infezione si realizza per via
transcutanea, il virus penetra attraverso lesioni e replica nelle cellule epidermiche. Dopo 3
o 4 giorni post-infezione, le lesioni diventano evidenti e progrediscono dallo stadio di
eritema a pustola, risolvendosi con la formazione di croste. Le croste contengono milioni di
particelle virali, che una volta essiccate, si distaccano dall'animale contaminando
l'ambiente. La diffusione e l'endemizzazione di questa infezione nei greggi sono correlate
all'elevata resistenza del virus orf nell'ambiente e alla limitata durata dell'immunità che
non è in grado di proteggere gli animali nelle successive reinfezioni. Nonostante la
diffusione e l'elevata incidenza dell'infezione, non è ancora disponibile alcun vaccino in
grado di proteggere completamente gli animali. Non esistono farmaci antivirali autorizzati
per la terapia dell'ectima contagioso negli animali e nell'uomo nonostante sia stata
dimostrata l'efficacia in vitro di diversi composti della famiglia dei nucleotidi aciclici
fosfonati (Dal Pozzo et al., 2005) e la molecola (S)-1-[3-hydroxy-2- (phosphonomethoxy)
propyl]cytosine (Cidofovir, HPMPC) abbia dimostrato attività anti-OV anche in vivo
(Scagliarini et al., 2007a; Sonvico et al., 2009). L'obiettivo di questa sperimentazione in
vivo è stato quello di valutare l'effetto terapeutico e l'eventuale azione antivirale del
medicamento Brevetto ENEA, denominato MIX 557, a base di estratti oleosi di
Azadirachta indica (albero del Neem) e Hypericum perforatum. che ha già dimostrato di
possedere proprietà cicatrizzanti che permettono di gestire le lesioni esterne senza
complicazioni batteriche o parassitarie, in qualunque stadio del processo si intervenga
(Carnevali et al., 2007a-b; van der Esch et al., 2007).
MATERIALI E METODI
Per l'infezione è stato utilizzato ceppo di OV IT 988/04 isolato da materiale crostoso
prelevato da animali con infezione naturale. L'inoculo è stato preparato a partire da 1 gr di
crosta tritata e sospesa in una soluzione di 10 ml di PBS con 10% di penicillina,
streptomicina e anfotericina B (Gibco, UK). La sospensione è stata centrifugata a 12000 xg
per 30 minuti a 4°C. Dal surnatante di questa soluzione sono stati preparati degli inoculi da
200 l con cui sono state infettate le singole lesioni tramite tampone. Lo studio in vivo è
stato effettuato secondo quanto disposto ex lege (D.Lvo 116/92) e previa valutazione ed
approvazione del Comitato Etico Scientifico per la sperimentazione animale dell'Università
di Bologna. Due gruppi da 5 agnelli ciascuno, sono stati infettatati tramite scarificazione di
circa 2,5 cm del piatto interno di entrambe le cosce (Nettleton et al, 1996). La lesione
dell'arto sinistro è stata trattata, mentre quella dell'arto destro non ha subito trattamento,
fungendo da controllo in ogni animale. Il trattamento è stato effettuato utilizzando due
diverse formulazioni, una rappresentata dal medicamento Mix 557, l'altra, simile per
aspetto, contenente un placebo (olio d'oliva). Gli esperimenti sono stati effettuati in doppio
cieco, a partire dal 4°giorno post-infezione, ogni animale è stato trattato 1 volta al giorno
per 6 giorni consecutivi spruzzando sulla lesione il preparato e lasciando asciugare per 3
minuti, in modo da favorire l' assorbimento della soluzione. Per valutare lo sviluppo della
lesione, le zone infette sono state esaminate giornalmente per un periodo totale di 22 giorni.
Le lesioni sono state fotografate e misurate per monitorare lo spessore a livello della zona
di scarificazione sia della lesione trattata che di quella controlaterale di controllo non
trattata. Le croste formate a seguito dell'infezione sono state rimosse e conservate a -80°C.
L'effetto del trattamento sulla replicazione virale è stato valutato tramite prove in vitro di
crescita virale su cellule di testicolo ovino, TOB (Scagliarini et al., 2007), e tramite
quantificazione del DNA virale totale mediante Real Time PCR. La Real-Time PCR messa
a punto per la quantificazione di OV (Gallina et al., 2006) si basa sull'amplificazione di un
frammento di 70 bp di una regione molto conservata del gene B2L. L'analisi della reazione
è stata seguita mediante apposito software in dotazione allo strumento Rotor gene 3000
(Corbett research, Australia). I dati ottenuti sono stati analizzati con test One Way
ANOVA, seguito da Tukey test per evidenziare differenze statisticamente significative.
RISULTATI E DISCUSSIONE
Dopo 3-4 giorni dall'infezione, tutti gli agnelli hanno cominciato a sviluppare le tipiche
lesioni da OV, caratterizzate da intenso eritema, edema lungo le linee di scarificazione e la
comparsa di pustole. In questa fase non si è evidenziata differenza statisticamente
significativa (P>0,05) tra gli spessori delle lesioni sviluppate da tutti gli animali indicando
che queste stavano progredendo normalmente e non erano influenzate da fattori individuali.
Gli animali trattati con Mix 557 hanno mostrato spessori cutanei inferiori, anche se non in
maniera statisticamente significativa, a livello di arto sinistro (trattato) in confronto al
controlaterale, mentre una differenza statisticamente significativa (P<0.05) è stata
riscontrata tra gli spessori relativi alle lesioni trattate con Mix 557 e quelle trattate con
placebo a partire dal 3° giorno di trattamento. Questo dato può inoltre indurre a pensare che
Mix 557, favorisca la risoluzione della lesione. E' infatti noto che l'estratto oleoso di
Azadirachta indica potrebbe inibire la diffusione del virus da cellula a cellula (McKeever
et al., 1988) mentre in combinazione con Hypericum perforatum (Mix 557) potrebbe
favorire la guarigione della lesione grazie alle dimostrate proprietà cicatrizzanti (Carnevali
et al., 2007a-b). Un'altra ipotesi dell'attività del Neem potrebbe essere correlata alla sua
azione su VEGF espresso da orf virus. Le lesioni da orf virus presentano una
vascolarizzazione notevole, legata alla produzione di Vascular Endothelial Growt Factor
virale (VEGF-E), soprattutto nelle prime fasi della replicazione virale (Meyer et al., 1999).
Il VEGF-E presenta caratteristiche comuni con gli altri VEGF dei mammiferi, compresa la
capacità di stimolare la proliferazione di cellule endoteliali e la permeabilità vascolare sia in
vitro che in vivo (Savory et al., 2000; Scagliarini et al., 2006). I risultati preliminari di
questo studio, perciò, farebbero ipotizzare che Mix 557 possa contrastare indirettamente
l'azione lesiva di OV inibendo la produzione di VEGF-E e quindi depotenziando il
processo di angiogenesi indotto dal virus, con conseguente diminuzione di eritema ed
edema a livello di lesione. Recentemente, Priyadarsini et al. (2009) hanno dimostrato come
il limonoide azadiractina presente nel Neem abbia attività anticarcinogenetiche tramite la
modulazione dell'ossidazione lipidica e proteica, l'aumento delle difese antiossidanti e
l'inibizione della proliferazione cellulare e angiogenesi. Anche la componente lipofilica del
medicamento MIX 557 proveniente dall'Hypericum perforatum contribuisce efficacemente
a ridurre la reazione infiammatoria legata all'infezione in quanto è stato dimostrato che
l'iperforina presente nell'estratto lipofilico di iperico possiede spiccate proprietà
antiossidanti (Heilman et al. 2003) oltre che inibenti la formazione di radicali ossidativi
fortemente reattivi, del rilascio di elastasi dai leucociti (Feisst and Werz 2004), e rilascio di
cyclooxygenasi, di 1, 5-lipoxygenasi (Albert et al., 2002) e di IL-6 (Gobbi et al. 2004) con
attività antinfiammatoria dell'estratto oleoso di iperico in toto (S. Sosa et al., 2007).
Il virus contenuto nelle croste provenienti da tutti i soggetti è risultato vivo e vitale, in
quanto in grado di provocare effetto citopatico (CPE). Non è stata evidenziata una
differenza tra il CPE prodotto dal virus presente nelle croste raccolte dall'arto trattato e
quello prodotto dall'arto non trattato degli animali dei due gruppi. Solo in due soggetti del
gruppo trattato con Mix 557 è stata rilevata una netta differenza nel CPE provocato dalle
croste raccolte dall'arto destro (non trattato) e sinistro (trattato). I risultati preliminari
ottenuti tramite quantificazione del DNA virale in Real Time PCR mostrano come il
trattamento con placebo sia stato inefficace nei confronti di OV, seppure con un elevato
grado di variabilità individuale. Nei soggetti trattati con Mix 557, la Real Time PCR ha
fornito dei dati controversi sulla possibile efficacia antivirale del trattamento in quanto solo
due soggetti presentavano una differenza statisticamente significativa (P<0,05) nella
quantità di DNA virale nelle lesioni non trattate, questo risultato supporta peraltro i dati
ottenuti sulle cellule infettate col materiale crostoso proveniente dagli stessi animali.
In conclusione i risultati del nostro studio, dimostrano che le lesioni trattate con il
medicamento Mix 557 hanno sviluppato una minore flogosi rispetto a quelle non trattate e a
quelle trattate con placebo. In due soggetti la riduzione dello spessore cutaneo è stata anche
accompagnata sia da una minore concentrazione di DNA virale che da una ridotta quantità
di virus vitale nelle croste delle lesioni trattate rispetto a quelle non trattate, con valori
statisticamente significativi. I nostri risultati, seppure preliminari, fanno ipotizzare che il
medicamento Mix 557 sia in grado di contrastare l'azione istio-lesiva di orf virus grazie alle
sue proprietà cicatrizzanti anche se con i dati ottenuti in questo studio, non è possibile
concludere che Mix 557 sia in grado di esplicare un reale effetto antivirale, quanto piuttosto
di ridurre la diffusione del virus a livello cutaneo favorendo la cicatrizzazione delle lesioni
più velocemente dell'effetto istiolesivo indotto dal virus.
BIBLIOGRAFIA-ALBERT, D., ZÜNDORF, I., DINGERMANN, T., MÜLLER, W. E.,
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INDICE DEGLI AUTORI
A
G
Aquilini E. . 62
Galligioni V. . 26; 96
Giacomelli A. . 62
Grassi G. . 45
B
Gridelli S. . 39
Guandalini E. . 39
Bagatta M. . 31
Bianco A. . 90
Braion G. . 62
I
Iori R. . 31
C
Carnevali F. . 96
M
Carpana F. . 80
Castagna A. . 26
Maisano G. . 62
Corrias F. . 62
Malavasi C. . 9
Mariani S. . 54
Milito M. . 62
D
Mukadiwa L. . 3
Muscolini C. . 62
D'Andrea A. . 54
De Nicola G.R. . 31
Del Serrone P. . 45
N
Dias J. . 45
Naidoo V. . 3
Nicoletti M.. 1; 39; 54
E
Eloff J.N. . 3
P
Ermenegildi A. . 62
Esch van der S.A. . 96
Pagnotta E. . 31
Pedrosa K. . 45
Pignattelli P. . 18; 71
F
Ferrari C. . 62
R
Formato G. . 62
Rema P.. 45
Rollin P. 31
S
V
Scagliarini A. . 26; 96
Vender C. . 9
Scaramozzino P. . 62
Scholl F. . 62
Scozzoli M. . 18; 71
Z
Serrilli A.M. . 90
Spallucci V. . 62
Zanichelli D. . 26
Zucchi P.. 80
T
Taccori I. . 62
Finite di stampare LUGLIO 2009
Presso Global Print s.r.l. – Gorgonzola (MI)
Source: http://www.zoobiodi.it/doc/Atti_N3.pdf
Third International Conference on Applied Energy - 16-18 May 2011 - Perugia, Italy K. Slopiecka, P. Bartocci, F. Fantozzi Thermogravimetric analysis and Kinetic study of poplar wood pyrolysis Thermogravimetric analysis and Kinetic study of poplar wood pyrolysis Katarzyna Slopiecka, Pietro Bartocci, Francesco Fantozzi University of Perugia, CRB-Biomass Research Centre
Who should not use tr is a condition in which the skin has blackheads, whiteheads, and other pimples. T gel, USP (micr should not use tr help you find out if you ar A r low your doctor' Use other acne medicines with doctor if these side ef T If you become pr T (micr What is the most important information I should know about tr or pharmacist. talking with your doctor; so, if you have any questions or ar clude everything ther leaflet pr cine. Ther Read this information car